L'Europa potrà risollevarsi solo con l'asse Le Pen-Farage

Il patto tra i due leader è l'unica strada per mettere in crisi il blocco Ppe-Pse. E per avviare la fine della moneta unica. Sostieni il reportage Europa ribelle

L'Europa potrà risollevarsi solo con l'asse Le Pen-Farage

Nel corso della mia esperienza di parlamentare europeo ho avuto modo di stringere un buon rapporto sia con Nigel Farage sia con Marine Le Pen. Avrei voluto far parte, in aggiunta al Gruppo Europa della libertà e della democrazia di cui Farage è stato co-presidente, anche del Partito alleanza europea per la libertà a cui aderisce la Le Pen. Oggi che entrambi hanno realizzato una storica vittoria affermandosi come il primo partito in Gran Bretagna e in Francia, sono fermamente convinto che l'accordo politico tra il leader dell'Ukip e la leader del Fn potrà sia riscattare la sovranità nazionale sia avviare la fine della moneta unica, condizioni indispensabili per poter rilanciare lo sviluppo. Diversamente il fronte degli euroscettici, o meglio dei sovranisti, risulterà diviso e impotente di fronte al blocco formato dal Ppe e dal Pse che votano al 97% le risoluzioni in modo compatto. È sufficiente questo dato per prendere atto che la democrazia europea è solo formale, mancando una vera dialettica tra maggioranza e opposizione, al punto che Ppe e Pse si alternano alla presidenza del Parlamento a metà legislatura, come se il fine fosse quello di accontentare tutti anziché corrispondere a un mandato degli elettori. Ebbene l'asse Farage-Le Pen potrebbe sconquassare questa dittatura eurocratica e promuovere una vera dialettica tra chi è per l'euro e gli Stati Uniti d'Europa e chi, all'opposto, è per la sovranità monetaria e nazionale.
Quest'intesa è al momento preclusa dal veto di Farage non nei confronti della Le Pen, ma del Fn, denunciando che al suo interno persistono delle posizioni antisemite e razziste. Lo stesso Farage ha preso atto che la Le Pen ha preso le distanze da queste posizioni, anche quando ad affermarle è il padre e fondatore del Fn Jean-Marie. Eppure Farage si è rivelato molto più indulgente con Beppe Grillo, con cui sta concludendo l'accordo per la formazione di un gruppo unitario, nonostante che il leader del M5S sia stato condannato come «profondamente antisemita e antisionista», oltre che «demagogo, populista, controverso e razzista», dal Crif (Consiglio di rappresentanza delle istituzioni ebree di Francia) il 27 febbraio 2013. All'opposto la Le Pen denuncia in automatico chiunque l'accusi di antisemitismo, razzismo o di simpatie con i fascisti e i nazisti. Rappresentanti della comunità ebraica francese si sono schierati con la Le Pen condividendone la ferma opposizione al terrorismo e all'estremismo islamico che hanno come principale bersaglio l'eliminazione di Israele e l'annientamento degli ebrei.
Mi domando se Farage sia al corrente delle pesantissime dichiarazioni antisemite di Grillo. Nel 1996 arrivò a considerare l'allora presidente della Fiat Cesare Romiti peggiore del regista dello sterminio degli ebrei Adolf Eichmann: «Chi è il serial killer? Eichmann ha gassato tre milioni di persone per un ideale distorto. C'è uno che gassa milioni di persone per un conto corrente». Il dato inesatto di tre milioni anziché sei milioni ci conduce alle tesi negazioniste dell'Olocausto promosse dall'Iran, Paese d'origine della moglie di Grillo, Parvin, figlia di Nasratollah Tadjik, ricco commerciante deceduto nel marzo 2013 e che era vicino all'ex presidente iraniano Ahmadinejad. Più recentemente Grillo ha detto: «Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina è filtrato da un'agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c'è un ex agente del Mossad. Ho le prove».
Chiedo all'amico Farage di riflettere. Se la ragione per cui pone un veto alla Le Pen è l'antisemitismo, sappia che mentre lei rifugge dall'antisemitismo, Grillo è un nemico dichiarato di Israele, è un fidato alleato dell'Iran degli ayatollah così come è convinto della bontà dell'Islam.

Lo esorto a sedersi a un tavolo con la Le Pen e a stringere un'alleanza politica che ci affranchi dalla schiavitù dell'euro e dalla dittatura dell'eurocrazia, ripristinando la sovranità nazionale e riformando l'Europa sulla base della democrazia sostanziale.
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