Caso Sallusti

"L'Europa si vergogna di noi perché arrestiamo i giornalisti"

Il caso Sallusti fa eco anche fra i membri dell'Osce. Il presidente Riccardo Migliori: "Continueremo a criticare gli altri Paesi per le violazioni dei diritti?"

"L'Europa si vergogna di noi perché arrestiamo i giornalisti"

Portati per bocca anche in Europa. La condanna per diffamazione a 14 mesi di carcere per il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, fa eco anche nelle aule europee. L'onorevole del Pdl Riccardo Migliori, presidente dell'assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), non sa più come parare i colpi. Anche ieri, a Tirana, durante l'assemblea generale annuale che riunisce 55 Parlamenti.

Presidente Migliori, cosa dicono di noi i partner europei sul caso Sallusti?

«Sono increduli. Ci paragonano alla Bielorussia».

Cosa?

«Sì, in questo momento ci sono solo due casi simili in Europa. Quello di Sallusti, e quello di un altro giornalista in Bielorussia, un paese che però ha ancora prigionieri politici. Ormai ci mancano solo quelli».

E lei cosa dice?

«Mi chiedono come possa accadere che un giornalista che esprime le proprie idee possa finire in carcere in Italia. Io spiego che abbiamo una legge illiberale che cercheremo di cambiare. Ma il clima è teso, e c'è forte imbarazzo».

Lei come si sente?

«Mi vergogno. Siamo i primi a tirare le orecchie agli altri quando si verificano violazioni dei diritti, e poi siamo ultimi sulla libertà di stampa. Inaccettabile. In nessun paese occidentale si finisce in carcere per diffamazione, in Italia sì. La patria del diritto è in verità la patria dell'arbitrio».

Anche l'Albania ci prende in giro.

«Oggi (ieri, ndr) ero seduto accanto al primo ministro albanese Sali Berisha, un paese che ha da poco attraversato la dittatura. Mi ha detto di essere preoccupato perché in Albania la stampa non è ancora completamente libera, aggiungendo “come in Italia”. Credo che questo renda l'idea».

Che paese siamo diventati?

«A libertà condizionata. Condizionata da una folle interpretazione della normativa e da magistrati che non producono diritto, ma lesioni del diritto».

Come giudica la magistratura italiana?

«Uno Stato di diritto si fonda sulla separazione dei tre poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario. Quando uno di questi invade gli altri quello Stato non è più democratico, ma oligarchico o totalitario. La magistratura crede di essere al di sopra di tutto: non solo vuole applicare la legge, ma la vuole produrre. Un atteggiamento golpista, un golpe sotterraneo».

In questi giorni i politici hanno criticato la sentenza, ma non hanno fatto mai nulla per proteggere la libertà di stampa.

«Noi politici non abbiamo mai avuto la forza, il coraggio di portare avanti i principi di libertà, perché la politica è debole e a causa dei casi Fiorito sarà sempre più debole».

Neppure il presidente Napolitano ha fatto molto.

«Per forza. Napolitano difende una Costituzione superata. Abbiamo un Csm dove i controllati nominano i controllori. Quando gli alunni eleggono la maestra il risultato è sempre l'inerzia».

Sallusti è stato ritenuto dai giudici un soggetto pericoloso, ma da anni lo Stato lo protegge con la scorta.

«Certo, Sallusti è pericoloso, ma per i golpisti che lo vogliono far fuori, non per la democrazia. Per questo lo Stato fa bene a dargli la scorta».

Questa volta il Parlamento ce la farà a modificare la legge sulla diffamazione?

«C'è un po' di sadismo in questo: “Io salvo Sallusti se...”. È un do ut des. Sarà molto difficile che la parte giudiziaria del Parlamento faccia un dispetto ai propri mandanti. È un concetto giacobino: nessuna libertà per i nemici della libertà. Hanno mandato in carcere per violazione di segreto istruttorio Alfonso Papa, cioè per una cosa che i pm fanno quotidianamente passando le carte dei processi alla stampa. Ora non gli parrebbe il vero di vedere Sallusti dietro le sbarre.

“Colpirne uno per educarne cento”, dicevano le Brigate rosse».

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