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L'ex governatore Marrazzo: "Colpito nella dignità Mai trans in Regione"

L'ex governatore del Lazio parla come testimone al processo contro i 4 carabinieri accusati di aver organizzato un ricatto ai suoi danni: "Contro di me una campagna mediatica diffamatoria"

L'ex governatore Marrazzo: "Colpito nella dignità Mai trans in Regione"

"I quattro anni trascorsi sono stati molto difficili, è stata colpita la mia famiglia e la mia dignità personale e professionale". È la prima volta che l'ex governatore della Regione Lazio, Piero Marrazzo, parla dell'inchiesta che lo ha visto coinvolto.

Lo fa come testimone nel processo per lo scandalo trans nel quale sono imputati quattro carabinieri accusati di aver organizzato un ricatto ai suoi danni.

Marrazzo ha spiegato che questa vicenda lo ha portato "a separarsi dalla moglie" e che "mi sono dimesso dall'incarico di governatore del Lazio, era giusto fare così e sono tornato a non fare il mio lavoro". Per il giornalista Rai questo fatto gli ha "provocato dolore anche per colpa di una campagna mediatica micidiale, molto aggressiva e diffamatoria, che ha fornito spesso alla pubblica opinione notizie non vere".

L'ex presidente della regione Lazio ha poi ammesso di avere avuto ''negli anni passati sporadici incontri con transessuali, se ne contano sulle dita di una mano, qualche volta si è consumata della cocaina che non portavo certo io. Non ho mai usato l'auto di servizio per questo tipo di incontri nè ho mai portato trans negli uffici della Regione''.
Marrazzo ha spiegato di aver appreso del video che lo riguardava "quando dopo alcuni giorni mi chiamò l'allora premier Silvio Berlusconi per dirmi che un direttore del gruppo Mondadori, credo si tratti di Alfonso Signorini, aveva visto un video che mi riguardava e che era inutilizzabile perché non si capiva bene. Berlusconi mi disse che ce lo aveva un'agenzia di Milano e mi diede un numero al quale telefonai successivamente. Mi rispose una donna, mi confermò di averlo. Le risposi che mi sarei attivato per mandare qualcuno di mia fiducia a vederlo. Poi, dopo forse un giorno, mi richiamò Berlusconi affermando che il video era stato sequestrato dai Ros e che tutto era andato bene. Mi volle tranquillizzare. Quando fui sentito in procura, ebbi modo di vedere quel video, era girato in modo farraginoso e forse sottoposto a un montaggio. Oggi questa storia mi appare tutta più logica: quei carabinieri mi impedirono di lasciare la casa di Natali perché stavano girando un video''.
Marrazzo ha poi ripercorso la vicenda spiegando che "qualche tempo prima del blitz in via Gradoli, Natali mi disse che qualcuno mi avrebbe teso un agguato o avrebbe voluto colpirmi. Non diedi peso alla cosa che pensai fosse una semplice battuta ma, con il senno del poi, dopo quanto accaduto il 3 luglio del 2009, sono tornato a riflettere su quelle sue parole". Spiegando che cosa successe quel giorno, Marrazzo ha detto di aver lasciato la scorta a qualche centinaio di metri dall’appartamento di via Gradoli e di aver raggiunto a piedi l’abitazione di Natali. La sera prima l’ex esponente politico aveva avuto un incontro in zona Cassia con un altro trans, Paloma, e di aver consumato della cocaina.
"Entrato a casa di Natali - ha detto Marrazzo - ricordo che consegnai subito 800-1000 euro, pattuiti per la prestazione, e di essere andato in camera. Poco dopo ho sentito un gran trambusto. Erano due persone che Natali mi disse essere carabinieri. Mi presero i documenti e il portafogli. Fui costretto a rimanere nella stanza senza potermi rivestire anche se i due mi avevano detto che pagando una cifra spropositata, enorme, 80mila euro in contanti, mi avrebbero lasciato andare. Non avevo quei soldi e, poiché anche Natali mi aveva invitato a pagare, dissi che potevo staccare alcuni assegni: ne feci 3 per
complessivi 15-20mila euro. In quel contesto, ebbi paura. Quei due militari in borghese cercavano campo con il cellulare e dicevano di attendere disposizioni dal comando. Intanto, però, mi impedivano di uscire dalla stanza e di raggiungere Natali che, a sua volta, era stata portata in una seconda camera. Quando mi furono restituiti gli effetti personali, mi accorsi che mancavano almeno duemila euro. I due carabinieri andarono via e anche io, in stato di chiara confusione, feci lo stesso
".
"Con la coda dell’occhio - ha proseguito Marrazzo - notai su un tavolino un piatto con della polvere bianca che al mio ingresso in casa non c’era prima. Quando lascia l’appartamento, dopo poche ore, ancora sconvolto, ricontattai Natali cui chiesi di venire a casa mia. Volevo avere la certezza che quei due fossero effettivamente carabinieri".
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