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"Da liberaldemocratico lascio questo nuovo Pd"

Il senatore Marcucci: "Non rinnovo la tessera, con la vittoria della Schlein ora il partito non è più lo stesso"

"Da liberaldemocratico lascio questo nuovo Pd"

Senatore Andrea Marcucci, ieri ha annunciato di voler abbandonare il Pd. Una decisione improvvisa o meditata?

«Da due mesi, con la vittoria di Elly Schlein, è apparso evidente a tutti quanto sarebbe stata difficile la mia permanenza nel Pd. Non sono abituato a travestirmi: sono un liberaldemocratico, non cambio idea. Certo, nessuno può sostenere che il Pd di oggi sia lo stesso di quando è nato, al Lingotto».

Lei dice che il Pd schleiniano è «molto lontano» dalla sua idea di partito riformista. Ci spiega perché?

«Io penso che all'Italia serva una forza politica che si batta per far ripartire l'ascensore sociale, per garantire ai giovani un futuro con più uguaglianza, consapevole che il sostegno alle imprese sia l'unica via per migliorare stipendi e qualità della vita delle persone. Tutti obiettivi che il nuovo Pd ha sacrificato, in nome di un ribellismo non meglio identificato».

Teme una «grillizzazione» del Pd?

«È un bene, come ho detto, che il Pd tenti di ridimensionare il M5S, ma a patto che non ne acquisisca l'agenda. Certo avrei avuto meno dubbi se Schlein, a differenza di Conte, avesse ad esempio sostenuto con più convinzione il sindaco di Roma sul termovalizzatore».

Nel partito di Giorgia Meloni spuntano i nostalgici del fascismo. Vede speculari nostalgie comuniste nel Pd?

«Sogno un Paese normale, che si riconcilia con la sua Liberazione e non usa il 25 aprile per regolare scontri del passato. Possibile che la destra in Italia si fermi a La Russa e che non si possa, come nel resto d'Europa, avere una destra liberale, conservatrice ma legata alle date simbolo della Repubblica?»

Teme che le posizioni riformiste verranno spinte ai margini, nel «nuovo» Pd di sinistra?

«Nei fatti è già così. Mi pare che le anime liberaldemocratiche e popolari siano già state confinate in retroguardia. Nel contempo, non si può neanche dire che con Elly Schlein abbia trionfato un'identità socialdemocratica: ad ora mi sembra più un confuso patchwork da assemblea studentesca».

Lei dice di guardare con interesse al Terzo Polo, che però nel frattempo sembra essere imploso. Pensa che sia sanabile lo scontro Calenda-Renzi?

«Aderirò a Liberali Democratici Europei proprio con lo spirito di favorire l'obiettivo più razionale da raggiungere: una federazione ampia ed inclusiva, che nasca dai territori in modo democratico. Italia Viva, Più Europa, la galassia di Beppe Fioroni, Lde, se vorrà certamente Azione, possono costituire quella presenza liberale ed europeista che in Italia nessuno rappresenta».

Come arriverà il centrosinistra alle elezioni europee del '24?

«Senza l'incubo di alleanze, oggi così difficili, ognuno farà la propria corsa.

E il Terzo Polo dovrà proprio dare casa a quei cittadini che sono schiacciati dalla morsa Meloni- Schlein».

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