Economia

L'Imu è il primo test per la maggioranza

Il decreto va votato entro fine mese. La seconda rata potrebbe non essere del tutto cancellata per recuperare 700 milioni

L'Imu è il primo test per la maggioranza

Roma - Neppure il tempo per digerire una delle giornate politiche più tese della storia recente, ed ecco che sul tavolo dei deputati ritornano i problemi concreti. La commissione Bilancio della Camera è convocata oggi per esaminare il decreto Imu, approvato dal governo alla fine di agosto. Il provvedimento prevede la cancellazione della prima rata dell'imposta sulla prima casa (in giugno, si ricorderà, venne semplicemente deciso un rinvio), mentre sulla cancellazione della seconda rata c'è un «impegno politico» preso dal governo. Il problema dovrebbe essere affrontato nella legge di Stabilità, o in un decreto allegato, cioè entro metà ottobre. Ma, alla luce di quanto è accaduto ieri, che cosa succederà alla tassa sulla casa?
Il rischio è che il taglio dell'Imu faccia la fine dell'impegno a non aumentare l'Iva. Ormai l'incremento dell'aliquota ordinaria dal 21 al 22% è cosa fatta. Lo ha confermato il ministro dell'Economia. «Non c'è nessun decreto - ha detto Fabrizio Saccomanni, lasciando il Senato dopo le dichiarazioni di voto sulla fiducia - c'è già la legge del 2011 che portava l'Iva a questo livello, e non c'è niente da fare».
È noto che il Pd e Scelta civica sono contrari alla formulazione «niente Imu su tutte le prime case», imposta dal Pdl. Ed è forse da notare che il premier Enrico Letta, nei suoi interventi parlamentari di ieri, ha toccato l'argomento delle tasse solo per ribadire l'impegno a ridurre il cuneo fiscale e il prelievo sul lavoro. Oggi, a meno di rinvii ulteriori, scadono i termini per la presentazione degli emendamenti al decreto Imu alla commissione Bilancio. È molto probabile, anzi praticamente certo, che da parte di Pd e Scelta civica giungano proposte per «rimodulare l'Imu», escludendo la cancellazione dell'imposta su tutte le prime case. In questo caso ritornerebbe in ballo, almeno in parte, anche la prima rata.
La cancellazione tout court dell'Imu prima casa costa più di 4 miliardi e mezzo, la sola seconda rata vale 2,4 miliardi. Un'Imu «rimodulata», ma non del tutto cancellata, potrebbe portare nelle casse del Fisco 700 milioni. Con una cifra del genere, il Tesoro può rifinanziare la cassa integrazione in deroga e le missioni militari di pace all'estero.
Che cosa succederà adesso? La nuova maggioranza politica cambierà le carte sull'Imu? E come si comporterà il Pdl dopo la fiducia concessa ieri a Letta? Tra l'altro, i tempi stringono: il decreto Imu dev'essere approvato entro fine ottobre, o decadrà.

E dopo la Camera, deve passare anche al Senato.

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