"L'ombra di Mps e Bankitalia nella scalata rossa in Umbria"

Tutte le accuse del Pdl sulle "ispezioni mirate" che hanno portato al commissariamento della Popolare di Spoleto. Lo strano ruolo degli ispettori e di alcuni dirigenti di area Pd

L'intrigo politico-finanziario che fa da sfondo al recente commissariamento dell'ambita Banca Popolare di Spoleto e che vede protagonisti Mps, Bankitalia e coop, già nel febbraio 2011 venne messo a conoscenza dell'opinione pubblica. Allorché si diede notizia della presentazione di una interrogazione parlamentare sottoscritta da 25 deputati dove si chiedevano spiegazioni su presunte anomalie nelle ispezioni alla Bps.

Per chi si fosse perso la puntata precedente, il gioiello del credito umbro guidato da oltre un decennio da un certo Giovanni Antonini (area Pdl) è stato commissariato al termine di un complicatissimo percorso. Gli ispettori di Bankitalia (che relazionarono uno stato devastante dell'istituto) non si sarebbero limitati alla sola vigilanza tecnico-amministrativa ma andarono oltre. Questo almeno è quanto denunciarono Luciano Rossi di Forza Italia e gli altri 24 che se la presero, ad esempio, con un funzionario dell'Ufficio di Vigilanza di Bankitalia che dopo aver dettato le linee guida per risanare l'istituto consigliava l'immediato ricambio dei vertici della banca: «Avrebbe avuto l'ardire di convocare il presidente dottor Giovanni Antonini invitandolo a dimettersi dalla sua carica», scrivono i deputati sollevando ulteriori perplessità sui rapporti tra questo funzionario e il direttore generale della Popolare di Spoleto, proveniente anche lui dallo stesso ufficio di Bankitalia, non proprio vicino ad Antonini, e a loro dire fortemente legato al Pd. Sul direttore generale e sui suoi rapporti col partito di Bersani, si legge nell'interrogazione di come «starebbe organizzando riunioni di carattere politico con esponenti locali e nazionali del partito democratico». Nel febbraio 2011 Fabrizio Ronconi dell'Udc attaccò il Pd che nessuna presa di posizione prendeva su Bps: «Stupisce il silenzio dei maggiorenti del Pd le cui altissime sfere brigano con cooperative collaterali per acquisire un importante istituto di credito locale, la Bps, magari per avere una banca».

Come già rivelato nella prima puntata, da anni tutti sapevano quel che bolliva in pentola. Nell'interrogazione del febbraio 2001 si parlava di come «una cordata di imprenditori italiani, con l'appoggio delle cooperative afferenti a coop Centro Italia e coop Tirreno, con la collaborazione di Mps, socia della banca, avrebbero dato vita a una operazione poco trasparente di scalata alla Banca Popolare di Spoleto che è iniziata subito dopo l'invio della nota da parte della Vigilanza». Opa concretizzatasi, puntualmente, il 28 febbraio di quest'anno. Più d'uno si è chiesto se la Consob abbia messo il naso in questa scalata posto che la Bps è quotata in Borsa come riporta l'interpellanza («la Bps è quotata alla Borsa di Milano con un Tier 9,8%, uno dei coefficienti migliori per le banche italiane»). Più recentemente sull'intrigo spoletino è intervenuto Carlo Ciccioli di Fratelli d'Italia, concentrando l'attenzione sulla filiale di Perugia della Banca d'Italia che sin da subito ha avuto «un atteggiamento sospetto nei confronti della Bps, che ha un azionariato e un vertice che mal si concilia nel progetto politico di banca e martello. Negli anni scorsi Banca d'Italia – continua Ciccioli - ha cercato, operazione come si è visto di grande lungimiranza, di farla “scalare” dal Monte dei Paschi di Siena, intervento fallito per l'opposizione dei soci. Poi continue ispezioni e controlli stressanti e scarsamente fondati da parte di ispettori con il mandato di fare esposti alla Procura della Repubblica, consentendo titoli sui giornali e quant'altro». Per Ciccioli è venuto il momento «di cominciare a fare noi commissioni d'inchiesta sull'operato di Banca Italia e sulle sue responsabilità in ben altre vicende». Il riferimento, forse, va anche a queste coincidenze: il 31 gennaio 2011 il presidente della coop Centro Italia, Giorgio Raggi, si dimette dal Cda della Popolare dichiarando pubblicamente che «non sussistono le condizioni per realizzare il progetto dell'azionista di maggioranza Coop Centro Italia». Contestualmente, a distanza di 4 giorni, si dimettono altri 4 consiglieri, tutti in quota Mps. Dentro e fuori la Banca ci si domanda se non sia in atto un attacco concentrico finalizzato alla scalata dell'istituto. Istituto prossimo a cambiare di mano, come racconta al Giornale il professor Francesco Carbonetti, a capo della cordata Clitumnus che sta dietro all'Opa lanciata da imprenditori e coop sulla Bps: «Quell'operazione è superata dal commissariamento della Banca d'Italia, c'è sempre la cordata che è pronta a rilevare il controllo della banca ma a questo punto l'interlocuzione è con i commissari straordinari.

L'interesse resta ma chi guida il gioco è Roma che sta facendo le verifiche patrimoniali. Sarà poi Bankitalia ad aprire una procedura per trovare l'acquirente. Sull'accordo coi nuovi investitori no comment, a breve faremo un comunicato». E l'intrigo continua.

(2-continua)

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