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La lotta all'evasione fa flop

Le entrate tributarie calano a 3,966 miliardi malgrado i blitz: -2% rispetto al governo Berlusconi. L'Iva resta al 21%

La lotta all'evasione fa flop

Roma Nelle casse dello Stato arrivano più soldi, ma non è merito della lotta all'evasione che rallenta rispetto all'anno scorso. E nemmeno della crescita che, se ci fosse, produrrebbe redditi e quindi un gettito fiscale da economia sana. Ci sono i soldi dell'Imu - tanti - e quelli sulla tassazione delle rendite finanziarie. Ci sono le entrate dalle imposte dei lavoratori dipendenti. Calano invece i proventi dell'Iva, e le entrate dal lavoro autonomo, perché sono diminuiti i consumi.
Per quanto riguarda la lotta all'evasione, nei primi sette mesi dell'anno le entrate tributarie da ruoli risultano pari a 3,966 miliardi di euro, in calo di 79 milioni di euro, pari a meno due per cento rispetto all'ultimo anno del governo Berlusconi. Un calo che il ministero assicura essere «sostanzialmente in linea con le previsioni». Forse un po' meno in linea con le aspettative di chi giudicava il precedente esecutivo come troppo tenero con gli evasori.
In generale, informa il ministero dell'Economia, le entrate tributarie sono cresciute del 4,7%. Ma il merito - aggiungiamo noi - è soprattutto di chi le tasse già le pagava e ha subito gli aumenti previsti dall'ultima finanziaria.
Il dicastero di via XX settembre prova a metterla in una chiave positiva. Nel complesso, sottolinea, «pur in presenza di una congiuntura fortemente negativa, la dinamica delle entrate tributarie mostra una tendenza alla crescita a ritmi superiori rispetto all'analogo periodo dell'anno scorso». Ma non può fare a meno di dire che l'aumento delle entrate tributarie è un «effetto delle misure correttive varate a partire dalla seconda metà del 2011».
In particolare, il merito è dell'Imu sulle case. L'acconto della tassa più odiata dagli italiani è stato pari a 3,977 miliardi, in linea con le previsioni (peraltro lo stesso Tesoro ha comunicato che il regolamento per applicare l'Imu anche sui beni degli enti non commerciali, e dunque anche su quelli della Chiesa, è praticamente pronto). Bene anche «l'imposta sostitutiva su ritenute, interessi e altri redditi di capitale, l'imposta di bollo e l'imposta di fabbricazione sugli oli minerali». Spettacolare l'aumento dell'imposta di bollo sui depositi bancari, che tocca le società e le attività finanziarie, compreso il prelievo sui capitali già scudati: più 158,1% (2,948 miliardi).
I dati negativi, sono lo specchio di un paese in crisi. La flessione del gettito Iva è stata dell'1,5% pari a -880 milioni di euro. E questo nonostante l'aumento dell'aliquota al 21. Il dipartimento delle Finanze del ministero dell'Economia spiega che sul dato pesa «la stagnazione della domanda interna, in particolare nel comparto dei beni di consumo durevoli, compensata solo parzialmente dagli effetti legati all'incremento di un punto percentuale dell'aliquota Iva». Tradotto, il primo aumento dell'imposta su beni e consumi non è servito a molto. Forse è anche per questo che ieri all'incontro con le associazioni delle imprese, il premier Mario Monti ha confermato che fino al prossimo luglio l'Iva non aumenterà al 23%, come previsto. Se il prossimo governo avrà spese da tagliare, potrà eventualmente evitare il rincaro programmato anche oltre il 30 giugno 2013.
Il portafoglio degli italiani si restringe anche per i giochi, che fanno registrare un calo del 5,8%. Le imposte dirette crescono, ma l'Ire segna un meno 0,3% che riflette, tra le altre cose «l'andamento delle ritenute dei lavoratori autonomi». Segno che gli autonomi lavorano meno di prima.

Le ritenute sui lavoratori dipendenti, invece, crescono sia per i pubblici (+0,4%) sia per i privati (+0,8%). Sostanzialmente stabile il gettito Ires, a quota 15,327 miliardi. In sintesi, si lavora meno, ma chi lavora paga più tasse.

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