L'ultima sfida di Serpico: difendere la sua capanna

Vive come un eremita, lontano dal mondo. Ma un costruttore minaccia l'oasi dove ha trovato rifugio l'agente reso famoso da Al Pacino. E ora sono guai

L'ultima sfida di Serpico: difendere la sua capanna

A guardarlo adesso più che ad Al Pacino somiglia a Mauro Corona, la barba bianca, il capello spettinatissimo, lo sguardo diffidente. Ha un carattere difficile tutto spigoli e gomiti, che lascia dei lividi nei rapporti con gli altri. Come Corona vive sulla frontiera della civiltà, a due ore di macchina da Manhattan, in una capanna nel bosco senza riscaldamento, tra larici e abeti, nell'alta valle dell'Hudson, venti ettari di foresta tutti suoi: «Questa è la mia piccola oasi, il luogo della mia guarigione» detta ispirato al New York Times, con le sue occhiate veloci, dure come pallottole. Frank Serpico non è più superman, l'eroe che smascherò il Blue Wall, il muro di tangenti e omertà del New York Police Department anni Sessanta, ma l'uomo invisibile. Per restare se stesso ha dovuto diventare un altro, nascondersi, fuggire, sparire, talpa una volta, lupo solitario oggi. É arrivato a quell'età, settantasette anni, in cui la vita smette di dare e comincia a prendere e quello che gli vogliono prendere è la sua pace, lui che per una vita è sempre stato un morto che cammina. Il suo nemico si chiama Frank Palladino, non è un boss del narcotraffico ma un imprenditore qualsiasi, italo americano come lui che viene da Marigliano, provincia di Napoli. Sta costruendo una villa di lusso sul terreno a fianco, poi la metterà in vendita al miglior offerente, per farsi largo avrebbe distrutto alcuni abeti della foresta di Serpico, le autorità del posto, a partire dall'amministrazione della contea, avrebbero chiuso un occhio, i colleghi di Frank, ieri come oggi, fanno finta di non sentire le urla dal silenzio di quello che resta uno dei poliziotti più famosi del mondo. Bulldozer e seghe, racconta sempre il New York Times, hanno spezzato l'incanto del paradiso della talpa: quell'angolo di terra era uno dei preferiti di Serpico, voleva acquistarlo lui, dice incazzato come al solito, ma pensava fosse soggetto a vincoli ambientalisti, ci andava a caccia di erbe medicinali e tanto gli bastava. Le cose sono cambiate, lui è rimasto lo stesso: «È come combattere di nuovo il sistema: sono qui che mi godo la tranquillità e vengo trascinato di nuovo in un mondo di gente corrotta». «Vuol solo tornare sotto i riflettori - gli risponde Palladino - É un uomo solo e infelice, un bambino petulante». E guerra sia.
Frank non è mai uscito dal suo film che regalò ad Al Pacino, nel 1973, il primo Golden Globe. Sorride quando gli ricordano che nella classifica degli eroi del cinema stilata dall'American Film Institute è quarantunesimo, subito dopo Lassie: «Almeno qui sono in buona compagnia....». In polizia Serpico viveva una vita in prestito che non era la sua: lavora all'antidroga, ma gli basta poco per capire che molti dei suoi colleghi sono a libro paga di chi devono combattere. Mazzette ma anche dosi di quella buona e gratis. Lui è di un'altra pasta. Con il collega David Durk denuncia alla commissione d'inchiesta Knapp gli imbrogli dei colleghi. Se la legano al dito. Per i poliziotti diventa un infame, un topo di fogna, un traditore. Durante un'operazione lo lasciano solo apposta davanti a una banda di assassini, si prende una pallottola in faccia, nessuno dei suoi chiama aiuto. Resta sordo ad un orecchio ma se la cava, lascia la divisa in cambio di una medaglia d'onore e una pensione di invalidità. Non ha mai ricevuto i gradi di detective però e la medaglia d'onore gli viene consegnata senza cerimonia, come fosse un pacchetto di sigarette. Nessuno gli porta via la fama: «Al Pacino comunque ha interpretato Serpico molto meglio di quanto abbia fatto io nella realtà...». I rapporti con i colleghi sono rimasti difficili, per qualcuno è un eroe, per altri un rompipalle. «In tutti questi anni ho ricevuto più onori all'estero che nel mio Paese». Non importa. C'è sempre bisogno di gente senza onore per dimostrare il proprio.
È dagli anni Ottanta, dopo aver girovagato per anni in Europa, che Serpico vive nella sua piccola oasi, acquistata nel 1968, prima di lasciare la polizia. Ha rinnovato i passaporti americano e italiano perchè non si sa mai, se le cose non vanno meglio andarsene e farla finita.

Ha le sue idee: vuol mantenere la proprietà allo stato selvaggio e poi lasciarla in eredità a qualche gruppo ambientalista, meglio se ne faranno un buen retiro per altre vecchie talpe come lui. Il suo passato è una miniera di storie, di segreti e di misteri. Conta di restare lì. Forse oltre quella frontiera c'è ancora un tempo migliore.

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