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La macchina (democratica) del fango

Clima pesante: in vista del congresso del Pd i bersaniani invitano compagni e giornalisti a "scavare nella vita" di Renzi

La macchina (democratica) del fango

Roma - Prima fase congressuale: la guerra dei dossier. Dalla gioiosa macchina da guerra alla gioiosa macchina del fango, tutta interna al Pd? Da tempo l'ala lealista al vecchio establishment piddino studia il personaggio Renzi, ne archivia gesta e dichiarazioni, ne setaccia le relazioni («con i finanzieri delle Cayman! con Briatore!»), raccoglie informazioni per un ritratto più realistico del rottamatore troppo amato da tv e giornali. Di un «dossier Renzi» made in Pd se ne vociferò già un anno fa, epoca primarie, attribuendone anche la primogenitura agli ambienti bersaniani fiorentini, dove il Pd è coordinato dall'antirenziano Mecacci, che oggi gestisce il comitato elettorale del dalemiano Cuperlo, che è proprio l'alternativa del Politburo a Renzi per la segreteria. Ma a che serve un dossier, se nessuno poi lo pubblica? Da qui la ricostruzione del Corriere, secondo cui dai cellulari bersaniani arrivano sms a esponenti Pd, funzionari e giornalisti per «scavare nella vita» del sindaco. Uno di questi messaggini si duole che i giornali di centrosinistra, cioè quelli più letti dalla base Pd che a dicembre voterà il nuovo segretario, siano superati da altre testate, come Il Giornale, che invece hanno ha scritto «dei danni fatti (da Renzi, ndr) in Provincia». Uno dei consiglieri di Bersani, il prof. Miguel Gotor, su twitter scrive: «Il Giornale associa Michel Leeden a Renzi. Per chi ha studiato il caso Moro è interessante. A volte ritornano». Alludendo cioè a certi rapporti oscuri tra servizi segreti italiani e Usa. Retroscena di fantapolitica emersi anche nello scontro sui finanziamenti per la campagna delle primarie, quando importanti pezzi della corrente bersaniana chiesero come facesse Renzi a volare su jet privati e se non ci fossero manine e portafogli d'oltreoceano (addirittura Israele) nel bagagliaio del suo camper.

Un dossier su Renzi, dettagliato, è stato sì pubblicato, in un fascicoletto con in copertina il sindaco burattino e il naso lungo (titolo: «Renzocchio»), ma dal Pdl fiorentino, non dal Pd. Che però su Renzi ne sa molto di più. E i sospetti sulle fonti del «dossieraggio» (teleguidato però da Roma) puntano su questi settori cittadini del partito, che ovviamente smentiscono tutto. Anche perché, fanno notare dalla direzione nazionale Pd, se c'è qualcuno che è stato vittima di dossieraggio è stato il Pd bersaniano, ad opera dei renziani. Il sindaco ha sempre smentito di aver mai commissionato alcun dossier sui costi dell'apparato Pd («Sì certo, e ora scusate ma vado a incontrare Jack lo squartatore»), ma non è bastato a convincere i bersaniani che il lungo e dettagliato documento - anticipato da Dagospia - sulle spese per lo staff, i funzionari, i segretari, i collaboratori dei dirigenti Pd, non sia arrivato dalla cerchia renziana. La Bindi annunciò querele, il tesoriere Pd Antonio Misiani disse che «molte cifre erano inesatte», ma non abbastanza da non far cadere i sospetti su gente che avesse accesso diretto alle cose del Pd ma anche interesse a indebolire la dirigenza del partito. L'identikit perfetto dei renziani. Del resto, fu lo stesso Renzi, in un fuorionda radiofonico, a rivelare i tre vitalizi di Bersani (da deputato, da consigliere regionale e da funzionario Pci-Ds-Pd). Ma una guerra di veri o presunti dossier è fatta soprattutto di sospetti e ombre. E Renzi ne ha sempre viste un sacco. Quando l'Espresso, allora ostile, sparò di un «piano di rinascita berlusconiana» che puntava proprio su Renzi, lui fece la vittima con la solita verve comica: «Voglio svelare il mistero: il piano esiste! L'hanno firmato non solo Verdini e Dell'Utri, ma anche Luciano Moggi, Licio Gelli, Jack lo Squartatore e Capitan Uncino. Ma sono stato irremovibile: finché non me lo chiede il mostro di Loch Ness non accetto». Non c'è stato bisogno, il gruppo Espresso è diventato supporter di Renzi, a iniziare da Repubblica.

O «Renzpubblica», come la chiama l'altro candidato alla segreteria, Pippo Civati. Avrà pronto un dossier?

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