Marò, finalmente scatta la linea dura

Marò, finalmente scatta la linea dura

La scena è un po' stucchevole con il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, in mezzo ai due marò. Tutti e tre indossano seriosi abiti civili. Almeno i due fucilieri di marina trattenuti in India da 297 giorni parlano con i cronisti, anche se sembra un siparietto. Massimiliano Latorre ringrazia «del costante e continuo interessamento del governo e delle istituzioni italiani». Poi sottolinea che lo stato sta accanto non solo ai due marò ma «cosa più importante, anche alle nostre famiglie in Italia e questo ci dà ancora più fiducia». L'incontro dei familiari con il capo dello Stato, Giorgio Napolitano «ci ha dato maggiore serenità», spiega Latorre. Per Salvatore Girone «c'è il forte desiderio di tornare in Italia, sono fiducioso, molto fiducioso, nella risoluzione della vicenda». Il ministro della Difesa era arrivato a Kochi sabato sera e ha cenato con i fucilieri di marina, che Di Paola considera «personale militare italiano ancora in missione».
Per tirare fuori i marò non sono bastati quasi dieci mesi di linea morbida e adesso la Difesa si appella al buon cuore degli indiani. «In questo momento l'auspicio è che venga concesso questo permesso straordinario di recarsi in Italia per le festività natalizie - ha dichiarato Di Paola -. E sono fiducioso che gli indiani, che hanno il senso dell'umanità, possano comprendere questa situazione». Poi ha sottolineato che «nessun popolo come quello indiano può comprendere le ragioni di santificare le feste, per noi italiani il Natale è la festa più importante». In ogni caso il governo ha pronta un'offensiva che partirebbe da metà gennaio se la Corte suprema continuasse a prendere tempo sul destino dei marò. «Le iniziative saranno giuridiche e politico-diplomatiche, anche a livello internazionale» spiega il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura al Giornale senza entrare nei dettagli.
L'Italia è pronta a trascinare l'India davanti alla Corte internazionale di giustizia dell'Aia che dirime la controversie fra Stati. Sul tavolo del presidente Monti ci sono nove iniziative di forte pressione nei confronti dell'India, ma non sarebbe previsto il ritiro dalle missioni all'estero. Un primo segnale di linea meno morbida è scattato domenica scorsa a New York. De Mistura ha duramente contestato, davanti a 61 nazioni, la presidenza indiana del gruppo Onu anti pirateria sul caso dei marò. Il problema è che il prossimo anno New Delhi ha già stanziato 115 miliardi di dollari per acquisti di armi e mezzo mondo è interessato alle commesse. La rivista on line Analisi Difesa ha lanciato un sondaggio su chi «ricade la maggiore responsabilità per la mancata liberazione» di Latorre e Girone.

Il 73% ha risposto «sul governo italiano che ha agito con scarsa fermezza e incisività nei confronti dell'India anteponendo la salvaguardia degli interessi commerciali con Nuova Delhi alla liberazione dei due militari».
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