Maroni: "Squadra pronta, non aspettiamo Roma"

Il neogovernatore della Regione Lombardia fa suonare il "Nessun dorma". "Chi non ci ha votato si ricrederà". Il Cav dà forfait

Maroni: "Squadra pronta, non aspettiamo Roma"

Milano - La vittoria di Roberto Maroni in Lombardia fa più ricco il repertorio della Lega che al Va pensiero adesso aggiunge anche il Nessun dorma. Assist perfetto per far cantare (o meglio urlare) i militanti sull'«alba vinceroooooo», proprio mentre da un balcone comincia a sventolare un Tricolore. Discreto, provocatorio, ma la piazza leghista non se ne ha per nulla a male. Nemmeno un fischio dai militanti arrivati a Milano per festeggiare Maroni che tra pochi giorni sarà anche ufficialmente il nono presidente della Lombardia («ho dormito 24 ore per riprendermi»). Troppa la gioia per aver allargato la collezione che già comprende Veneto e Piemonte, rendendo un po' più reale il sogno della macroregione del professor Gianfranco Miglio che Maroni ha ricollocato nel Pantheon della Lega nell'era post Bossi. Sul palco di corso Como, il cuore della movida milanese, tutti gli eletti del centrodestra, a cominciare dal campione delle preferenze, il coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani che conferma quanto l'alleanza sia salda. Ma un posto di riguardo spetta a quelli della Lista Maroni che superando un imprevedibile 10 per cento hanno fatto vincere la scommessa di aggregare anche un elettorato che forse non avrebbe votato per il Carroccio. Così come era già successo a Verona con la lista personale di Flavio Tosi che Umberto Bossi ancora monarca assoluto non voleva e che Maroni invece già allora appoggiò.

Giù dal palco le bandiere dell'Alberto da Giussano, le croci rosse su campo bianco, quelle azzurre del Pdl. Una anche di Forza Italia, delusa forse per il forfait di Silvio Berlusconi che all'ultimo minuto è stato costretto a rinunciare. Maroni arringa. «Non aspetteremo Roma, qui seguiremo il rito ambrosiano». Perché la proclamazione dipende dalla corte d'appello, ma lui ha già promesso che già il giorno dopo presenterà la nuova giunta. Anzi, «sarà il governo della Lombardia, con lo stesso peso di quello di Roma perché a votarlo sono stati i lombardi». In poche parole il manifesto della sua legislatura, immaginabile l'entusiasmo della piazza. «Entro fine settimana la squadra è pronta, Maroni ce l'ha già tutta in testa», assicura dietro il palco Roberto Calderoli. Ma incrociare i nomi e i desideri degli alleati non sarà così facile. Probabile che Massimo Garavaglia si dimetta dal Senato per tenere i cordoni del Bilancio e che il portabandiera olimpico Antonio Rossi sarà l'assessore allo Sport. «Sarò il governatore della Lombardia, il governatore di tutti i lombardi - assicura Maroni - anche di quelli che non mi hanno votato: li convincerò che hanno sbagliato e la prossima volta voteranno me». Poi un attacco a Grillo. «Dicono che assomigli alla Lega delle origini, ma non è vero perché noi non eravamo solo protesta, avevamo idee, un progetto». Una militante applaude: «Noi qui in Lombardia non abbiamo grilli per la testa».

Poi parlano il segretario lombardo Matteo Salvini e Mantovani che detta i

punti del Pdl inseriti nel programma della coalizione. «Dobbiamo ridurre i costi della politica, riequilibrare gli stipendi dei grandi manager e cambiare la legge elettorale, eliminando il voto disgiunto e i piccoli partiti».

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