Maso ci riprova: vuole uscire e fare il volontario

Maso ci riprova: vuole uscire e fare il volontario

È tornato alla carica chiedendo di scontare quanto gli resta della pena fuori dal carcere Pietro Maso, l’uomo che nel 1991, quando aveva soli 20 anni, massacrò i genitori per impossessarsi dell’eredità. L’udienza al Tribunale del Riesame è fissata a maggio, per allora il residuo pena per l’ex ragazzo della «Verona bene», che oggi ha 40 anni, sarà intorno a un anno e tre mesi. Nella richiesta, Maso ha indicato come occupazione un’attività di volontariato da svolgere nella segreteria di un’associazione impegnata nel reinserimento.
Una prima richiesta di affidamento in prova era stata negata lo scorso anno, quando per circa un mese a Maso era stata sospesa la semilibertà in seguito alla denuncia di un uomo che sosteneva di essere stato minacciato da lui (a sua volta controdenunciato dallo stesso Maso).
Alla fine i giudici hanno stabilito non gli venisse revocato il beneficio della semilibertà, anche se era stato applicato con un regime più ristretto, in termini di orari e di attività.
Ora, la nuova richiesta. Con l’affidamento in prova (che si può chiedere quando mancano meno di tre anni alla fine della pena) può essere definito per esempio l’orario di entrata e uscita da casa, sono previsti incontri con gli assistenti sociali, il tutto, in sostanza, fuori dal carcere.
Maso venne condannato a 30 anni nel ’92, ma tra lo sconto dell’indulto e quello della liberazione anticipata oggi gli mancano circa 18 mesi al termine della detenzione che sta scontando ad Opera. Pietro è il terzo e ultimo figlio di Antonio Maso e Rosa Tessari, una coppia molto religiosa. Lo stesso Pietro faceva il chierichetto da bambino e frequentò la prima media in seminario. Una vita normale fino a circa un anno prima del delitto, quando alla scuola (abbandona al terzo anno dell’istituto agrario) cominciò a preferire la vita notturna e il gioco d’azzardo insieme con il suo amico più caro e complice, Giorgio Carbognin, 18 anni. Ai due si uniranno anche il diciottenne Paolo Cavazza e l’unico minore del gruppo, Damiano Burato, che avrebbe raggiunto la maggiore età due mesi dopo.
Maso e i suoi complici, avevano in un primo momento pensato di uccidere la coppia con un ordigno rudimentale realizzato con due bombole di gas.

Ma fini diversamente: rientrati in casa, i genitori marito e moglie furono colpiti con tubi di ferro, un bloccasterzo ed altri oggetti. Quindi il ragazzo e il complice andarono i due discoteche. per crearsi un alibi Alle 2 del mattino diede l’allarme, fingendo di aver trovato i cadaveri appena rincasato.

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