Firenze - «Il taglio agli insegnanti è assurdo. Il governo rimedi a questa figuraccia, subito. Il @pdnetwork su questo non mollerà di un centimetro». Twitta compulsivamente da segretario del Pd Matteo Renzi. Non ci sta al recupero di 150 euro mensili dalle buste paga degli insegnanti chiesto dal ministero dell'Economia. E aggiunge pure: «A sentire queste cose io mi arrabbio. Non puoi dare dei soldi e poi chiederli indietro. Non siamo su Scherzi a parte». Il solito giochino del sindaco cool di Firenze. Dice una cosa e ne fa un'altra. Come mai non si è arrabbiato anche per i 3.233 dipendenti del suo Comune messi in mora a seguito di una indagine della Corte dei Conti e che secondo Palazzo Vecchio hanno guadagnato più del dovuto?
È una storia vecchia stantia, ma che dopo le mandrakate di Saccodanni ritorna prepotentemente in primo piano. Una storia che parte nel 2008 (Renzi non era ancora sindaco), quando l'ex consigliere comunale Pdl Gabriele Toccafondi, oggi alfaniano sottosegretario all'Istruzione, invia un'interrogazione all'allora ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Il ministero dell'Economia invia a Palazzo Vecchio gli ispettori per indagare sulle indennità accessorie dei dipendenti. Ogni lavoratore, infatti, riceveva ogni mese di maggio circa mille euro lordi come «salario di produttività». Pagamenti firmati dall'ex sindaco, oggi europarlamentare Pd, Leonardo Domenici e proseguiti nell'era Renzi.
Passano gli anni fino a quando, tra agosto e settembre 2013, il Comune invia agli oltre tremila dipendenti altrettante letterine di messa in mora dei loro soldi con una prosa che fa più o meno così: «Con la presente il direttore delle risorse umane, in nome e per conto del comune di Firenze, a seguito dell'ispezione del ministero dell'Economia e delle Finanze (...), fa presente che la S.V. risulta aver percepito, nel periodo 2003-2012, indennità non dovute in quanto contrastanti con le norme del Ccnl vigenti». Nove anni di pagamenti che ora il Comune chiede indietro, concedendo magnanimamente una rateizzazione fino a sei anni.
Una somma complessiva di 9 milioni e 30.309 euro. Dei dipendenti coinvolti, 2.354 sono assunti a tempo indeterminato (508 non sono più in servizio) e 688 precari, di cui solo 37 ancora in servizio. Tra questi ci sono 342 persone che hanno contratto un «debito» inferiore ai 100 euro, 1.272 dovranno restituire fino a mille euro, 1.083 da mille a cinquemila euro, 463 da 5 fino a 10mila mentre 217 lavoratori superano quota diecimila euro. Al top c'è chi ha accumulato, attraverso il cosiddetto «salario accessorio», 18.379 euro che, suddivisi su sei anni, significano 255 euro al mese da restituire. Un piccolo mutuo. Le lettere sono arrivate indistintamente ai pensionati, al personale trasferito ad altri enti e anche ai deceduti. Nelle lettere di messa in mora il Comune chiedeva di concordare, entro lo scorso 31 dicembre, il piano di rientro, che scatta nel 2014. Ma i dipendenti hanno diffidato l'amministrazione dal procedere al recupero delle somme rallentando la procedura. A fine ottobre avevano «occupato» il cortile della Dogana di Palazzo Vecchio e Renzi, secondo cui «chiamarli Fantozzi sarebbe far loro un complimento», li ha accusati di «aver procurato un danno economico alla città, rendendo impossibile l'accesso dei turisti al palazzo».
Il doppiopesismo renziano in salsa preelettorale, ha fatto cadere dalla sedia i vituperati sindacati «che devono cambiare con noi».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.