Dalla Merkel un’altra picconata: «Gli Eurobond? Mai finché vivrò»

Dalla Merkel un’altra picconata: «Gli Eurobond? Mai finché vivrò»

«Il vertice di Bruxelles sia la pietra miliare per risolvere la crisi». Pensieri e parole della Casa Bianca: più una speranza che un’esortazione. Con il conto alla rovescia ormai quasi scaduto, il rischio è che il Consiglio Ue di domani si traduca, rispetto ai desiderata di Obama, in una pietra al collo per l’euro. I giorni che hanno preceduto il summit sono stati spesi dai leader europei in una serie di incontri inconcludenti, l’ultimo dei quali si è tenuto ieri a tarda sera a Parigi fra i ministri finanziari di Germania, Francia, Spagna e Italia (presente Vittorio Grilli, viceministro dell’Economia). Oggi sarà la volta dell’Eurogruppo, in teleconferenza per fare il punto sugli aiuti per il sistema bancario chiesti da Spagna e Cipro.
Dopo tante chiacchiere, le divisioni restano sostanzialmente immutate sulle misure di contrasto da adottare per uscire dal tunnel. In particolare sugli Eurobond, contro i quali Berlino ha eretto un muro invalicabile. In una bozza di appena sette paginette da presentare alla cruciale riunione nella capitale belga, quattro pesi massimi come Mario Draghi (Bce), Herman Van Rompuy (Consiglio Ue), Josè Manuel Barroso (Commissione Ue) e Jean-Claude Juncker (Eurogruppo) hanno provato ad aprire una breccia nella diga, spiegando che per la creazione di un sistema finanziario integrato servono «passi avanti verso l’introduzione di una responsabilità congiunta e solidale dei debiti sovrani. Gli Eurobond, insomma. Anche se da adottare non subito, ma «nel medio termine».
Alla lettura del rapporto, in cui tra l’altro si sollecita una maggiore integrazione su banche, politiche di bilancio ed economiche in Europa, la Merkel ha fatto un balzo dalla sedia tipo quello dell’altro giorno al gol di Lahm contro la Grecia. L’umore era però diverso. La replica è stata infatti glaciale: «Finchè avrò vita non ci sarà una piena mutualizzazione del debito». Una sorta di pietra tombale sull’idea di debito condiviso. Di ben altra natura è la scaletta delle priorità di Berlino, rigida e chiara come solo sa esserlo quella di un tedesco. «Per noi - ha spiegato il vice ministro degli Esteri tedesco, Michael Link - sono tre i passi da fare: riduzione del debito, quindi applicazione del fiscal compact; patto per la crescita, quindi stimoli; solidarietà, quindi Esm (il fondo permanente salva-Stati, ndr)».
Con la Cancelliera più inamovibile di un’intera panzer divisionen, altre strade dovranno essere battute per trovare una cura contro la crisi del debito sovrano. Lo spostamento dei negoziati su obiettivi meno ambiziosi, e dunque l’eventuale intesa su alcune misure, potrebbe peraltro servire a evitare quel rischio di un’estensione del contagio a Italia e Spagna di cui parlava ieri l’Ocse, proprio mentre il mercato tricolore e quello iberico venivano ancora una volta impallinati dalla speculazione. Risultato: immobili le Borse di Francoforte, Parigi e Londra, ancora giù Milano (-1,13%, indice scivolato sotto i 13mila punti) e Madrid (-1,62%). I titoli bancari continuano a zavorrare i due listini: quelli italiani per l’esposizione verso il debito della Repubblica; quelli spagnoli per lo stato di sofferenza del sistema creditizio che ha fatto calare la scure di Moody’s su 28 istituti. Le difficoltà di Madrid si sono viste tutte ieri durante il collocamento di tre miliardi di titoli a tre e a sei mesi: debole la domanda, rendimenti quasi raddoppiati. Un esito deludente che ha fatto schizzare lo spread Bonos-Bund a 536 punti e i rendimenti dei decennali al 6,87%. Le tensioni non hanno però risparmiato neppure il differenziale tra Btp e Bund, salito a quota 467 dopo l’asta con cui il Tesoro ha visto salire i tassi dei Ctz al 4,712% dal 4,037% del 28 maggio.
Serve dunque uno scudo a protezione dei bond in sofferenza. Ormai tramontata l’opzione Bce («Non vogliamo più comprarne», ha detto lunedì il consigliere Ewald Novotny), resta in piedi la proposta Monti di impiegare i firewall, Efsf ed Esm, per impedire eccessive impennate degli spread. L’Italia sembra determinata ad agire anche da sola. Il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, ha rivelato che è allo studio la possibilità di creare un fondo con dentro immobili pubblici, asset di società quotate, riserve auree e valutarie.

Lo scopo: emettere bond a tripla A (il massimo dell’affidabilità) e impiegare i denari raccolti per riacquistare i titoli di Stato con i rendimenti più elevati. Un’operazione, ha spiegato Vegas, che potrebbe influire «positivamente sul livello del rating e sullo spread». Proprio ciò di cui ha oggi più che mai bisogno l’Italia.

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