Milena Gabanelli vuole toglierci i soldi

Dicono: pagando con le carte si potrebbero recuperare 150 miliardi. Ma nella realtà è impossibile. Ecco perché

Milena Gabanelli vuole toglierci i soldi

A volte le illusioni ritornano. Questa volta ci ha pensato Milena Gabanelli che ha ri­proposto l’abolizione del contan­te come soluzione a tutti i mali che ci affliggono. Secondo questa cu­riosa teoria se tutto si pagasse con carta di credito potremmo avere addirittura 150 miliardi in più di gettito fiscale, per poter lastricare d’oro le strade.È un sogno paralle­lo a quello della Tobin tax, la famo­sa tassa sulle transazioni finanzia­rie. In realtà il mondo è differente da quello dei sogni dove basta vie­tare e tassare per ottenere schiere di angioletti. Vediamo perché.

Prima di arrivare alla soluzione estrema dell’abolizione delle ban­conote cominciamo con l’esami­nare il senso delle limitazioni al­l’uso del contante: nessun malaffa­re «che si rispetti» viene gestito con carta di credito o assegno. È da gonzi pensare che lo spacciatore paghi la droga col bancomat o il ri­cet­tatore faccia un bonifico con ca­suale «incasso refurtiva»,allo stes­so modo chi incassava somme in nero continuerà a farlo che il limi­te sia a 10mila euro o a mille. Le so­glie di tracciabilità sono andate su e giù come la marea a seconda del livello di demagogia fiscale dei go­verni ma nulla è cambiato nella propensione all’evasione. Mette­re vincoli addizionali ottiene il semplice risultato di aggravare pa­stoie e commissioni per l’onesto, lasciando del tutto indifferente il disonesto che continua esatta­mente a comportarsi come prima.
Illusione massima poi è quella di supporre che se, con una magìa, domani tutti pagassero con la car­ta, si incasserebbero i famosi 150 miliardi. Per capire quanto grosso­lano sia l’errore basti pensare che il valore totale delle banconote presenti in Italia è solo 100 miliar­di (
 e già qui casca la Gabanelli) ma la nostra pressione fiscale è calco­lata sul Pil: aggiungendo ulteriori introiti fiscali pari al 10% del pro­dotto interno lordo si otterrebbe un dato incompatibile con qualsi­a­si attività economica di larga sca­la.
In parole povere per molte atti­vità il gettito andrebbe a zero per­ché semplicemente chiuderebbe­ro. L’unico modo di premiare i con­tribuenti onesti senza schiacciare l’economia è la riduzione fiscale fi­nanziata con il taglio delle spese ma chissà perché le soluzioni semplici come questa so­no meno affascinanti delle teorie fantascientifiche.

Torniamo al contante: ai sost­enitori di idee radicali come que-sta o la Tobin Tax sfugge che la condizione necessaria per raggiungere lo scopo finale è che lo stesso divieto sia recepito globalmente, al­trimenti molto semplicemente le transazioni si sposterebbero in un’altra valuta o in un altro Paese. È concepibile pensare che tutto il mondo, dalla Cina agli Usa, ripu­di contemporaneamente il con­tante per fare una cortesia a noi? Se la risposta è no è inutile anche soltanto distrarci dai problemi ve­ri per dedicarci a queste fantasie, senza contare che il malaffare è esi­stito ben prima dell’invenzione del denaro e basterebbe scambiar­si oro o beni di qualsiasi altro tipo per aggirare le limitazioni. Ogni re­strizione unilaterale avrebbe co­me unico effetto la fuga di capitali: il monitoraggio da stato di polizia dei conti correnti, concesso al­l’Agenzia delle entrate è un uni­cum in Europa e infatti, grazie al parallelo inasprimento delle tas­se, il trasferimento del denaro al­l’estero sta raggiungendo livelli re­cord e le conseguenze della fuga saranno ben superiori agli introiti fiscali delle ispezioni.

C’è poi un ultimo aspetto decisi­vo: larghe fasce di popolazione semplicemente non sono pronte a gestire la smaterializzazione del contante, dal punto di vista dei pa­gamenti e degli incassi e, special­mente per gli anziani, probabil­mente mai lo saranno. Ovvio che nel mondo dorato della signora Gabanelli e dei suoi seguaci le car­te di credito abbondino, tuttavia l’Italia «normale» non funziona co­sì. Basti pensare che molti di quelli che vagheggiano l’abolizione del contante erano in prima fila a con­­testare la decisione di pagare le pensioni solo su conto corrente perché «non si possono obbligare i vecchi a procedure che non cono­scono». È la stessa storia di quelli che invocano i tagli alla spesa ma si indignano se si toccano i pensio­nati e gli statali (come se le spese non fossero soprattutto quelle). Tutte ottime idee, basta che si ap­plichino agli «altri».

Il contante si potrà abolire con un percorso glo­balmente condiviso e plurienna­le: per l’Italia i nodi verranno al pet­tine molto prima. 

Twitter:@borghi_claudio

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