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La minaccia del leader di Askatasuna: "Faremo di Torino la nuova Val di Susa". E invita alla rivolta

Giorgio Rossetto, parlando a Radio Onda d'Urto, ha affermato che "c'è la possibilità di lavorare ad un logoramento dello schieramento avversario"

La minaccia del leader di Askatasuna: "Faremo di Torino la nuova Val di Susa". E invita alla rivolta
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Torino si prepara a una giornata di scontri e violenza. Oggi pomeriggio alle 14.30 è prevista la manifestazione indetta dai collettivi “L’Aska non si tocca!” contro lo sgombero del centro sociale Askatasuna. I mondi della sinistra antagonista stanno confluendo in Piemonte per dar vita a un corteo per le vie della città che si preannuncia ad alta tensione.

A dirlo senza giri parole è il leader di Askatasuna Giorgio Rossetto che, intervenendo a Radio Onda d’Urto mentre si trova agli arresti domiciliari accusato dalla procura di essere vertice di un’associazione a delinquere (ma assolto in primo grado), ha affermato: “Spero che la risposta allo sgombero sia adeguata. La scelta della questura prima delle feste è avventata, c’è la possibilità di tenere il fiato sul collo, in modo che sia lo stesso fiato sul collo che si tiene sulle montagne della Val Susa, ai cantieri, e penso che ci siano i margini anche nella zona di Vanchiglia, la zona dell’Askatasuna, per poter lavorare ad un logoramento dello schieramento avversario”. Tradotto: “faremo di Torino la nuova Val Susa”.

D’altro canto il legame tra il centro sociale torinese e i mondi no Tav non è un mistero e, quando Rossetto si riferisce allo “schieramento avversario”, parla dello Stato e delle forze dell’ordine.
Già sui social network, annunciando il corteo, i collettivi scrivono: “niente sarà più come prima, il campo è tracciato, chi con noi continua a volere un presente e un futuro diversi sa che la partita non è finita, ma solo iniziata”. E oltre a questo, sono comparse anche scritte al Campus Einaudi: "Più sbirri morti". L'appuntamento per gli antagonisti è davanti a Palazzo Nuovo, alle 14,30. Tre sono gli obiettivi possibili nell'ipotesi di scontri, ovvero la Questura, il Comune di Torino, la Prefettura.

Nelle scorse ore, su internet sono comparsi messaggi di solidarietà da altri centri sociali, tra cui il Leoncavallo di Milano: "L'azione ricorda molto quanto è accaduto attorno allo sgombero del Leoncavallo: una decisione presa dall'alto, imposta al territorio. Lo sgombero di Askatasuna è un attacco a Torino, alla legittimità di protestare e al dissenso". Un dissenso che, secondo la procura del capoluogo piemontese, è "sempre con l'obiettivo di innalzare il livello dello scontro e della tensione facendo degenerare manifestazioni pubbliche in atti di violenza". E la frangia antagonista, come sottolineato dallo stesso Rossetto, attinge ormai anche da università, scuole, territori e dal sociale, spingendo "ai livelli di mobilitazione che vanno ben oltre le quattro mura del centro sociale che oggi viene messo sotto attacco". Tra le categorie "bersaglio" del reclutamento dell'Aska, anche gli immigrati di seconda generazione. Questa strategia è emersa già da tempo durante le indagini. Commentando i danni causati nell'ottobre del 2020, quando una cinquantina di giovani - definiti "supergiovani da saccheggio" dagli imputati - presero d'assalto il centro di Torino, gli antagonisti hanno affermato: "Vivono da schifo, si pigliano tutto lo schifo di questa società. Ne bastano due o tre di loro".

Nel capoluogo piemontese si attendono circa 2milapersone che troveranno 500 poliziotti e carabinieri ad attenderli in una giornata complicata anche per la concomitanza con le festività natalizie e la presenza di migliaia di persone per gli ultimi acquisti. Il timore dei commercianti è che la manifestazione possa influire negativamente sulle vendite e il presidente di Confesercenti Torino e Piemonte Giancarlo Banchideri ha dichiarato: “Il nostro è già un settore in crisi, mi auguro che i manifestanti abbiano rispetto del nostro lavoro e che facciano il loro corteo senza mettere in pericolo nessuno”.

Si tratta di timori tutt’altro che infondati viste le sigle che scenderanno in piazza: dal Kollettivo Studentesco autonomo al Network Antagonista, dai toscani del Collettivo Campi Bisenzio ai bolognesi di Laboratorio d’Assalto passando per gli attivisti del Leoncavallo e la galassia pro Pal Radicale. Il tutto con la complicità della sinistra.

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