Cronache

Minacciati di morte perché hanno 13 figli

Scritte intimidatorie sotto casa, sabotaggi all’auto, un proiettile spedito. E il Comune fa finta di nulla

Minacciati di morte perché hanno 13 figli

Bene. Siamo il Paese della famiglia che si indigna per le coppie di fatto. Che storce il naso sui matrimoni gay. Bene. Siamo di più del Paese della famiglia: siamo in realtà il Paese della mamma. A noi italiani, quanto ci piace la mamma! Ma se una mamma partorisce e alleva tredici figli, come Alessandra Calò di Padova, con prole dai tre a ventun anni, e ha il marito Ferruccio che fa lavori saltuari, che facciamo? La lasciamo sola. Non solo. Imbrattiamo il muro di casa con un proclama vigliacco: «A morte le famiglie numerose», tagliamo le gomme della loro unica macchina per due volte in un anno, e se il cospicuo nucleo chiede aiuto a un Comune che si prodiga in politiche di solidarietà agli extracomunitari, dal Comune arriva una raccomandata di rifiuto.
Che succede? «Sono senza parole - dichiara Alessandra Calò -. Per me l'auto è fondamentale, quando la mettono fuori uso è un dramma. Una scritta così atroce è un proiettile per i miei bambini che mi chiedono: «Stanotte verranno ad ucciderci?». Per non infastidire i vicini, porto i piccoli a giocare al parco. Non so quale problema possa costituire essere una famiglia di tredici figli». Di fronte alla minaccia apparsa in vernice rossa sul muro della casa patavina in zona Montà, soltanto Massimiliano Barison, sindaco della limitrofa Albignasego, spedisce una lettera di solidarietà.
«Nemmeno una riga invece da parte del nostro primo cittadino, Flavio Zanonato, e la cosa mi ha amareggiata. Credo che se questa scritta fosse apparsa contro una famiglia extracomunitaria, ci sarebbe subito stata una dichiarazione politica di sdegno verso tanta inciviltà». I Calò sono stati per anni la famiglia più prolifica d'Italia. Ora il record è detenuto dagli Scalco, che poco tempo fa anno avuto Angelica, quindicesimo fiocco. Nei giorni passati molti messaggi di congratulazioni sono giunti ai Calò da parte di persone che li confonde con gli Scalco. Quando si tratta di applaudire ai record della cicogna, la gente è sempre pronta, ma quando si deve salvaguardare il decoro di bimbi che devono diventare adulti la società si defila.
«Ci sarà pur da qualche parte un lavoro per mio marito o per i miei figli più adulti?» si chiede Alessandra. Osservando il più adulto dei Calò, che fa da padre ai fratelli con un senso di responsabilità ignoto a molti altri giovani della sua età sballanti in movida, la risposta potrebbe essere positiva. E' pronta anche a cambiare città la tribù padovana. Intanto Alessandra ha sporto denuncia in Questura contro ignoti per quella frase. «A morte le famiglie numerose». E se aggiungessimo: soprattutto se sono italiane, sarebbe troppo provocatorio? Recentemente degli amici hanno donato un panda di peluche alla supermamma per i suoi quarant'anni compiuti il primo luglio. Alessandra Calò non esclude, vista l'età, di chiamare ancora la cicogna. E come si chiamerà il peluche? Abbiamo chiesto a uno dei piccoli Calò: «Confù Panda», hanno gridato con gioia. Bella risposta. In Italia anche la cicogna deve imparare l'arte del confù.

Per difendersi da coloro che amano la famiglia, ma lasciano una mamma da primato in mezzo a un nido di dignitosa povertà e di minacce.

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