Il mistero del bambino che nessuno vuole

Il mistero del bambino che nessuno vuole

Ci sono cose che non dovrebbero esserci davanti a un Mac Donald's sulla statale 16, a pochi metri dal casello autostradale di Porto San Giorgio, a notte fonda. Un bambino per esempio. Perché come una cosa l'hanno lasciato lì. Come un beauty case, un paio di occhiali da sole, un mazzo di chiavi. Piccolo e sbagliato, la magliettina bianca a maniche corte, i jeans corti, le scarpe da trekking aperte estive, dice solo tre parole in italiano, «babbo», «mamma», «acqua», e non sa dove si trova, come si chiama, chi l'ha lasciato lì. Piange. Perchè i bambini ancora non conoscono l'ingiustizia, la guardano con occhi terribili e non sanno farsene una ragione. Solo al mondo, senza un documento, un'età, un nome come i miserabili della terra. Un bambino cinese con handicap uditivi, visivi e vocali, due volte più indifeso, due volte più fragile. Per questo l'hanno mollato sul piazzale di un fast food. Come andare ai confini del male e trovarli sempre un po' più in là.
Chi lo ha abbandonato è stato ripreso dalle telecamere a circuito chiuso del Mc Donald's, ma facile che non serva a niente, si vede una macchina di media cilindrata che arriva, si ferma e poi si allontana velocemente. Poco più di un attimo. Come quando legano il cane al guard rail e scappano via. Immagini poco nitide, non sarà facile, sempre che ci riescano, risalire ai proprietari della vettura. Al babbo e alla mamma. Perchè mamma è fuori dal mondo ma ancora dentro il suo cuore, il problema è capire chi sia. Perchè è lei che lo ha lasciato lì. Si, ma quale mamma: «Nessuna famiglia cinese abbandonerebbe un figlio così» fa l'indignato l'interprete cinese del Tribunale: nella folta comunità di immigrati cinesi del sud delle Marche, solo in piccola parte regolarmente censita, non ci sarebbe alcun bimbo scomparso che corrisponde alla descrizione del piccolo. Non ci sarebbe, no non c'è: la vita è fatta di dettagli. Può darsi non abbia torto. In Italia le famiglie che hanno adottato bimbi cinesi hanno potuto scegliere quasi solo femmine, perchè la politica del figlio unico in Cina ha riempito gli orfanotrofi di bambine. Nessuna famiglia cinese abbandonerebbe un figlio così, certo, a meno che non sia una figlia, senza tante malinconie. Il mondo dei grandi conosce l'ipocrisia ma non la pietà.
Potrebbe essere una famiglia italiana allora: adottato e poi abbandonato perchè disabile, malato, difficile. In America bambini così li raduna la Foster's home e portano la loro storia mancata scritta addosso per sempre: sono disorientati, difficili frustrati. Molti passano come pacchi postali da un affido all'altro, alcuni hanno handicap psicofisici severi come il bimbo del fast food. Non trovano più una famiglia che li voglia perchè troppo grandi, troppo fragili o troppo malati. Meno probabile l'ipotesi che il bimbo sia nato in Italia da genitori cinesi naturalizzati. Perchè mamma e babbo lo ha detto in italiano e forse qualcosa vorrà dire. Per gli investigatori del Commissariato di Fermo è un vero rompicapo, le domande si danno il cambio ma risposte non ce ne sono.
Ultimo e mal visto, la sua piccola vita è probabilmente diventata un ferro ai polsi di chi fino a ieri si è preso cura di lui, e fa una strana paura pensare che chi lo ha abbandonato possa ripresentarsi domani come se niente fosse, come scoprire a casa tua una porta che non avevi mai visto. Ben vestito e ben nutrito, il bimbo venuto dal nulla è stato visitato dai sanitari dell'ospedale «Murri» di Fermo, gli hanno riscontrato una serie di deficit sensoriali che dovranno essere approfonditi. É stato affidato dal sindaco di Porto San Giorgio ad una comunità protetta in provincia di Ascoli Piceno: verrà seguito dai Servizi sociali ma è già diventato la mascotte del Centro di accoglienza.
Se i genitori del bambino non verranno rintracciati per lui si apriranno le porte di un'adozione.

Aspetta arrivi qualcuno che gli cambi la vita: «Se nessuno mi vorrà - dice Naasira che vive ancora alla Foster's home - aspetterò di diventare grande per adottare io uno di noi». Ci vuole tempo per tirare fuori la felicità dalla vita.

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