Monti in campagna elettorale fa solo promesse da marinaio: "Abbasserò Imu, Irpef e Irap"

Dopo aver portato il peso della pressione fiscale al 56%, il Prof promette di abbassare le tasse e prova a creare i presupposti per una grande coalizione

Il premier uscente Mario Monti
Il premier uscente Mario Monti

È arrivato il momento delle promesse che non verranno mai mantenute. In piena campagna elettorale, dopo tredici mesi di stangate fiscali e misure lacrime e sangue, il premier uscente Mario Monti rassicura gli italiani impegnandosi ad abbassare l'Irpef e l'Irap, a partire dal 2014, e ad aumentare le detrazioni per l’Imu sulla prima casa, già a partire da quest'anno. Insomma, dopo che Rete Imprese ha denunciato un innnalzamento record della pressione fiscale che, nel giro di un anno, è schizzato oltre il 56%, il Professore è tornato sui propri passi e ha annunciato alcuni punti del piano di riduzione fiscale.

Dagli studi di Omnibus su la7, il Professore ha fatto sapere che la coalizione di centro presenterà, al più presto, un piano per ridurre il gettito di Imu, Irap e Irpef. "Non voglio fare promesse - ha assicurato - ma prendere impegni seri". Nel dettaglio monti ha spiegato che, per quanto riguarda l'imposta sulla prima casa, è possibile prevedere detrazioni da 200 a 400 euro e detrazioni per figli a carico fino a 800 euro. "Il costo stimato è due miliardi e mezzo - ha detto il leader di Scelta Civica - la copertura viene dal contenimento della spesa corrente primaria pari a circa 3 miliardi". Per quanto riguarda Irap, invece, il programma di Monti prevede "una riduzione favorevole al lavoro dal 2014" con "l’eliminazione del monte salari dalla base imponibile dell’Irap". "Il totale - ha spiegato il premier dimissionario - sarà pari al dimezzamento dell’attuale carico fiscale sul settore privato, circa 11,5 miliardi di imposta in meno in cinque anni sulle imprese". Infine, per quanto riguarda il capitolo Irpef, Monti ha promesso una revisione a partire dall'anno prossimo: "Vogliamo ridurrre il peso dell’imposta a partire dai redditi medio bassi attraverso l’aumento delle detrazioni per i carichi familiari e la riduzione delle aliquote a partire da quelle più basse, complessivamente nella legisla ridurremo il gettito Irpef di 15,5 miliardi".

È una versione "nuova" quella del Professore in campagna elettorale. Solo un mese fa osteggiava la proposta, lanciata da Silvio Berlusconi, di eliminare l'imposta sulla prima casa: "Se si farà senza altre grandissime operazioni di politica economica, chi verrà al governo un anno dopo dovra mettere l'Imu doppia". Adesso sembra aver cambiato completamente idea. Dopo tredici mesi di austerity e politiche fortemente recessive, il premier punta tutto sulla riduzione della pressione fiscale e sulle riforme che non è riuscito a mettere in campo quando poteva godere il pieno appoggio di Pdl, Pd e Terzo Polo. Adesso dice di voler "lavorare per scomporre i poli" mettendo insieme forze trasversali per riuscire a rifomrare il Paese. Pietro Ichino prima sedeva nei banchi del Pd, Giuliano Cazzola nei banchi del Pdl: ora siederanno tra i centristi. "L’Italia ha bisogno di coppie di riforme: c’è bisogno di andare avanti nel mercato del lavoro e nella giustizia - ha continuato - sulle prime il Pdl sarebbe stato disponibile, sulla seconda il Pd sarebbe stato disponibile". E Monti dice di voler lavorare proprio per "superare queste gabbie". Da qui l'idea di formare una grande coalizione che metta insieme più partiti e che, ovviamente, sostenga la corsa del Professore a Palazzo Chigi. In realtà, quelle di Monti sono solo promesse da campagna elettorale. Promesse sapientemente condite con le minacce. Velatamente il premier usa la scure dalla manovra economica per mettere paura agli italiani: "Escludo una manovra correttiva dei conti, ma non escludo niente in certi casi di esito del voto". Un "messaggio minaccioso" che non è affatto piaciuto al leader della Cgil Susanna Camusso che ha invitato il Professore a chiarire sullo stato dei conti pubblici.

Monti torna a parlare a Viterbo, presentando i candidati della sua lista: "I partiti sono molto legati ad apparati ed interessi costituiti. Non hanno quel freschezza che noi abbiamo perchè arriviamo sgombri da attività pluridecennali". E insiste sui conti pubblici e l'economia: "Il precipizio è ancora lì ma abbiamo invertito la marcia.

L’emergenza finanziaria» è superata «con l’appoggio dei partiti, che sono stati presi anche loro dalla paura, e con l’appoggio dei milioni di italiani che hanno dimostrato maggiore responsabilità dei
greci, ai portoghesi. Quel rischio, posso dirlo, è passato".

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