Monti creò Scelta civica per dividere i moderati: "Senza me Berlusconi sarebbe andato al Colle"

Monti spiega cosa c'è dietro all'operazione che spinse a formare un partito di centrodestra alternativo al Pdl: spacchettare i voti dei moderati e sbarrare la strada del Cav al Colle

Il presidente dell'Università Bocconi, Mario Monti
Il presidente dell'Università Bocconi, Mario Monti

Ma cosa ci stava a fare in Senato il bocconiano Mario Monti? Adesso che l'esperienza di Scelta civica è al capolinea, tutto si fa più chiaro. La missione che si era dato l'ex premier nel mettere insieme centristi, centrini e transfughi del Pdl era tesa a dividere i moderati, frazionare in più partiti la federazione di centrodestra, per evitare che Silvio Berlusconi si imponesse nuovamente sulla sinistra alle elezioni politiche dello scorso febbraio. È lo stesso Monti a raccontarlo in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera dopo aver consegnato la "dimissioni irrevocabili" dalla presidenza di Scelta civica.

A Palazzo Madama riapre il cantiere popolare. Le dimissioni di Monti imprimono un’accelerazione ai sommovimenti in corso da tempo nel centrodestra. Pier Ferdinando Casini e Mario Mauro, con altri dieci senatori di Scelta civica, lavorano a un nuovo gruppo con cui prendere l’iniziativa nel campo moderato. "I centrini non ci interessano", è il messaggio che dal Pdl lancia il vicepremier Angelino Alfano che guarda a un "nuovo centrodestra" con Berlusconi. A far venire il maldipancia a Monti sarebbe stato proprio il riavvicinamento dei moderati. Un'operazione che proprio non gli andava giù. Così, dopo il via libera alla legge di stabilità, il senatore a vita che, dopo tredici mesi di "duro" lavoro a Palazzo Chigi, può contare su un vitalizio mensile di 13mila euro ha deciso di dare forfait e far saltare il banco. D'altra parte, in caso di una riappacificazione dei moderati, Scelta civica avrebbe perso la sua raison d'être. Nell'intervista al Corsera è lo stesso Monti a spiegare cosa c'era dietro all'operazione che lo aveva portato a formare un partito di centrodestra alternativo al Pdl: spacchettare i voti dei moderati e sbarrare la strada di Berlusconi verso il colle più alto di Roma. Proprio per questo il bocconiano non è affatto pentito di essere "salito in politica". "Senza di noi - spiega ad Aldo Cazzullo - il Pdl avrebbe la maggioranza alla Camera e al Senato, Berlusconi sarebbe diventato a sua scelta presidente della Repubblica o presidente del consiglio, e avrebbe deciso da chi sarebbe stata occupata l’altra posizione". Come già aveva sostenuto in campagna elettorale facendosi "portavoce" della necessità di una grande coalizione, Monti non è contrario alle larghe intese, ma è fermamente ostile a qualsiasi forma di alleanza con Berlusconi. "Il nostro ruolo avrebbe dovuto essere quello di pungolare il governo, per dare più forza al presidente del Consiglio affinché tenga saldamente il timone, senza soggiacere alle pressioni elettoralistiche dei partiti più grandi". Il riferimento è all'abolizione dell'Imu sulla prima abitazione. Imposta (odiatissima dagli italiani) messa dallo stesso Monti. "Il governo - continua nell'intervista al Corriere della Sera - si è piegato al volere del Pdl e ciò ha molto ridotto i margini di manovra della legge di stabilità".

L'addio a Scelta civica non coincide con l'addio a Palazzo Madama. Monti resta saldo sulla poltrona da senatore a vita. E, in occasione del voto sulla decadenza di Berlusconi da parlamentare, è fermamente intenzionato a far sentire la propria presenza in Aula.

"Leggerò la relazione che sarà presentata dalla commissione elezioni del Senato", dice sibillino ricordando che l'Aula sarà chiamata a votare sull’applicazione di una legge. Legge che, ci tiene a ricordare, porta la suaa firma. "La considero una legge costituzionale, che non necessita di ulteriori verifiche - conclude - a questa legge mi atterrò". Una minaccia di vendetta?

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