Monti insulta Berlusconi ma il vero cialtrone è lui

Il Prof insulta Berlusconi: "Ho ereditato un governo da cialtroni". Ma i dati di Bankitalia dicono che il disastro è lui

Monti insulta Berlusconi ma il vero cialtrone è lui

Roma - Quando la sfortuna ci si mette non fa sconti. Ma ieri con Mario Monti si è proprio accanita. Ore 10:07, il premier e candidato centrista rilascia ad Agorà la dichiarazione più forte di tutta la campagna elettorale. «Mi sento più ferito quando sento certi cialtroni che dicono che hanno lasciato in ordine l'Italia mentre io l'avrei affossata, che non più orgoglioso per gli apprezzamenti di Obama». Ore 10.36, piomba sulle scrivanie il bollettino statistico della Banca d'Italia con i dati definitivi sui conti del 2012, che lascia poco spazio a dubbi sull'eredità dell'esecutivo tecnico.
L'anno passato è stato un massacro per le finanze pubbliche - con deficit e debito in aumento - oltre che per le tasche dei cittadini, con le entrate fiscali in crescita. Quel «cialtroni», riferito al governo presieduto da Silvio Berlusconi egli esponenti del Pd (Fassina, ma anche Bersani) che hanno messo in dubbio la tenuta dei conti del Professore, alla luce dei dati, si rivela un boomerang.
Monti si insedia a Palazzo Chigi con un debito pubblico di 1.906,846 miliardi di euro, ma quando se ne va lo lascia a quota 1.988,363. Poteva andare peggio, visto che a dicembre c'è stato un lieve miglioramento rispetto ai mesi di ottobre e dicembre, quando il debito sfondò la soglia dei 2.000 miliardi. Ma sono comunque 81,517 miliardi in più.
A giustificare, in parte, l'aumento la voce, pesantissima, del «sostegno finanziario ai paesi dell'area dell'euro», pari a 29,5 miliardi. Più di un terzo dell'aumento di quel debito che fa dell'Italia un paese periferico e ricattabile, è dovuto alle politiche europee per salvare la moneta unica. Con buona pace della vulgata nord europea che ci vede come zavorra, il sostegno finanziario ai paesi europei arrivato dall'Italia nel triennio 2010-2012 è stato di 42,7 miliardi. Nel dettaglio, riporta il bollettino, «prestiti bilaterali alla Grecia per 10 miliardi nell'ambito del primo programma di aiuti; il contributo al capitale dello European Stability Mechanism (Esm) è stato pari a 5,7 miliardi; la quota di pertinenza dell'Italia degli aiuti erogati dallo European Financial Stability Facility (Efsf) è stata pari a 26,9 miliardi. Di questi ultimi, 20,8 miliardi sono stati concessi alla Grecia nell'ambito del secondo programma, 3,7 al Portogallo e 2,4 all'Irlanda».
A crescere è stato il debito delle amministrazioni centrali, mentre quello delle amministrazioni locali è diminuito di 2,4 miliardi. I soldi pubblici in più, insomma, non sono andati in servizi ai cittadini.
Il 2012 è stato un anno negativo anche per la spesa corrente. Il fabbisogno complessivo delle Amministrazioni pubbliche - riporta Bankitalia - è stato pari a 66,0 miliardi. Nel 2011 era risultato pari a 63,1 miliardi», ma «al netto del sostegno finanziario ai paesi dell'area euro e delle dismissioni mobiliari», è sceso» a 44,3 miliardi da 55,5.
Un bilancio più rosso persino rispetto ai mesi del «baratro», più volte ricordati dallo stesso Monti o del «collasso finanziario» evocato ieri dal presidente della Repubblica Napolitano. E la colpa non è certamente di un calo delle tasse, né di un aumento dell'evasione. Le entrate tributarie sono passate da 402,7 miliardi a 409.7 miliardi di euro.

Un po' meno di sette miliardi di euro passati dai conti correnti di cittadini e imprese, alle casse dello Stato. Serviti a finanziare, non gli investimenti che sono calati di circa 2,2 miliardi, ma la spesa corrente, cresciuta per più di 10 miliardi. Un bollettino statistico decisamente cialtrone.

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