RomaL'eredità dell'anno tecnico rischia di essere la povertà. Sul tavolo di Silvio Berlusconi mercoledì sera è finito un dossier redatto da economisti vicini all'ex premier che ha messo insieme vari indicatori. Tra i tanti, al netto di quelli strettamente economici, spiccano i numeri del sociale. Dalla disoccupazione giovanile che nell'anno del governo Monti è cresciuta del 4,7%, al tasso di occupazione femminile, già bassissimo, crollato di 11,4% punti. Dati di oggi, problemi per il futuro. Si parte da una situazione in cui un terzo degli italiani si sono rivolti ai centri assistenziali della Caritas, con aumenti record per gli interventi di assistenza materiale ai poveri (+44,%) con punte per le casalinghe che arrivano a 177,8%. E il 22,6% dei bambini italiani a rischio povertà.
Anche le certezze della classe media vengono erose. Il 64% delle famiglie ha intaccato i propri risparmi. Poi la casa. Nei prossimi tre anni gli sfratti per morosità, saranno 250mila. Una bomba sociale che spetterà al prossimo governo disinnescare. Nel Pdl, insomma, si tirano le somme sul governo che il centrodestra ha appoggiato (ieri è arrivato anche il rapporto curato da Renato Brunetta, concentrato su dati macroeconomici).
Ma le analisi non differiscono molto da quelle degli osservatori indipendenti. Sul fronte dei conti pubblici, ieri è uscita la notizia che Standard & Poor's potrebbe tagliare il rating dell'Italia se dovesse proseguire la recessione. Pesa l'incertezza sull'agenda del prossimo governo e la crescita ai minimi.
Su quello sociale, un osservatorio non sospetto di partigianeria pro centrodestra come il Censis, ha dipinto no scenario non molto diverso rispetto a quello descritto da Berlusconi e ieri anche da Angelino Alfano. La classe media è a rischio, perché c'è la crisi, ma anche perché siamo sempre meno in grado di risparmiare. La ricchezza, sempre secondo il 64esimo rapporto Censis, si concentra sempre più sulle fasce più anziane della popolazione. La ricchezza media degli italiani è aumentata (indicatore che fa infuriare i partner del Nord Europa ed è il cardine del ragionamento di chi chiede la patrimoniale), ma solo per gli aumenti degli immobili degli anni Novanta. Il reddito, invece, è aumentato di pochissimo rispetto agli anni Novanta. Quello pro-capite delle famiglie è passato da circa 17.500 euro a 18.500 euro. Nel frattempo le famiglie hanno visto lievitare il loro livello di indebitamento, cresciuto dell'82,6% negli ultimi dieci anni.
Il risultato è che le famiglie hanno cominciato a intaccare il patrimonio. Non solo i risparmi. Due milioni e mezzo di famiglie hanno venduto oro o altri oggetti preziosi negli ultimi due anni, 300mila famiglie mobili e opere d'arte. A conferma degli allarmi lanciati dalle associazioni dei commercianti, l'85 per cento ha eliminato sprechi ed eccessi nei consumi, il 73 per cento va a caccia di offerte e alimenti poco costosi.
Male l'economia, in particolare l'industria manifatturiera che ha perso il 4,7% di imprese tra il 2009 e oggi. Reggono solo le cooperative, come è emerso recentemente dal rapporto dell'Alleanza delle coop.
Il presidente del Censis Giuseppe De Rita ieri ha detto che bisogna riconoscere a Monti di avere fatto «recuperare all'Italia credibilità all'estero». Ma il suo istituto certifica anche la distanza sempre maggiore tra italiani e politica, che ormai vivono da «separati in casa». Il governo tecnico non sarà l'unico responsabile, ma di sicuro ha contribuito.