Alla fine di un anno di governo tecnico, più la coda post elettorale per gli affari correnti, l'unica categoria a festeggiare potrebbe essere quella dei giudici.
Il governo Monti, ha riportato ieri il Corriere della Sera, starebbe per varare una norma che riguarda i giudici amministrativi fuori ruolo. Quelli chiamati a ricoprire un incarico nell'amministrazione pubblica lasciando temporaneamente toga e tribunali. La legge prevede un limite a dieci anni, oltre il quale non è più possibile mantenere l'incarico fuori dalla magistratura, ma la legge allo studio del governo - secondo la giornalista Milena Gabanelli - potrebbe fare saltare il limite. Oltre a prevedere, sempre per i giudici, la possibilità di ricoprire incarichi di gestione anche all'interno del governo, ad esempio nelle agenzie e nei dipartimenti dei ministeri. Pezzi, insomma, del potere esecutivo, rispetto al quale i giudici dovrebbero essere terzi.
Il provvedimento non è all'ordine del giorno del Consiglio dei ministri che si terrà oggi. Palazzo Chigi smentisce l'intenzione di intervenire sull'istituto dell'aspettiva. C'è - precisa però una nota del governo - un decreto legislativo, ma «non disciplina quali siano gli incarichi consentiti ai magistrati fuori ruolo, né li modifica né li aumenta, perché la legge delega non lo prevede». Ma soprattutto non «prevede il doppio stipendio».
Gabanelli cita invece un pezzo del provvedimento. La norma prevederebbe che «i magistrati ordinari contabili, amministrativi, militari, gli avvocati e i procuratori dello Stato che ricoprono cariche apicali o semiapicali presso organi o enti partecipati o controllati dallo Stato sono comunque collocati obbligatoriamente in aspettativa senza assegni». L'aspettativa senza assegni non rientra nella legge anti corruzione.
L'articolo cita il caso del sottosegretario Antonio Catricalà che potrebbe così ambire ad altre cariche, senza dovere lasciare la magistratura. Ieri è arrivata la replica dello stesso Catricalà, nella quale sostiene di essere «onorato» di tornare a fare il magistrato, di avere chiesto di essere «assegnato a una sezione consultiva che non si occupa di presidenza del Consiglio dei ministri né di Antitrust». Poi difende il decreto legislativo, sostenendo che in realtà limita le possibilità di incarico esterno.
Il Csm proprio ieri ha stabilito autonomamente che il limite degli incarichi esterni debba essere di cinque anni, salvo poi una proroga.
In sostanza l'organo di autogoverno della magistratura, che riguarda solo i giudici ordinari, non gli amministrativi, ha dimezzato il limite di tempo previsto dalla legge. La smentita del governo non risolve i dubbi. Per capire infatti quali sono le novità bisogna leggere il testo del provvedimento. Solo così si potrà valutare se qualcuno ha tentato un colpo di mano di fine legislatura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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