Monti tace sul suo futuro non su quello dell'Italia: «Le riforme? Servono anni»

RomaDice che «ci vorranno anni per completare il ciclo delle riforme». Precisa che la sua esperienza politica è limitata alla primavera, ma glissa e non prende impegni per i mesi successivi. Poi, al Washington Post, confida di temere che i propri sforzi vengano vanificati da chi verrà dopo. Parole pronunciate dal presidente del consiglio nei giorni del workshop di Cernobbio. Ieri Mario Monti ha commentato le buone notizie arrivate da Karlsruhe. Il via libera «da parte della Corte federale costituzionale tedesca» all'Esm è «una buona, ottima notizia perché rimuove l'ostacolo ultimo per l'entrata in vigore del trattato sull'Esm».
La settimana scorsa, invece, con il quotidiano Usa, il premier non aveva nascosto i suoi timori per la prossima legislatura. «Ovviamente - aveva spiegato - sono preoccupato che l'Italia torni alle vecchie politiche e che i risultati raggiunti vadano persi, ma sono speranzoso che questo non accadrà perché i politici» stanno «lavorando sul loro rinnovamento». Se il rinnovamento sarà completato in tempo per le elezioni il premier non lo dice. Però confida nei vincoli Ue. «L'Italia, come altri Paesi, sta lavorando sotto le restrizioni europee, che limitano il grado di politiche immaginifiche che ogni nuovo governo o Parlamento potrebbe introdurre».
Inevitabile la domanda sul Monti bis. «Il mio futuro politico su cui mi concentro termina nella primavera dell'anno prossimo con le elezioni: considero il mio impegno politico imprevisto come di breve durata». Ma poi, sempre sul suo futuro, aggiunge che «non ho ancora riflettuto del tutto su questo argomento». Se ci avesse pensato, poi, non lo direbbe. «È doloroso per il governo chiedere» sacrifici ed è «doloroso per i cittadini rispettarli» e «forse se fossimo un normale governo politico sarebbe ancora più difficile». Ecco perché «è così importante per me come primo ministro e per i miei ministri durante, il nostro mandato, tirarsi fuori da qualsiasi speculazione sul futuro». Messaggio rivolto anche agli altri componenti dell'esecutivo tecnico. A partire da Corrado Passera, che non nasconde di avere ambizioni per la prossima legislatura.
Per il momento il ministro è impegnato a terminare il decreto sviluppo, che potrebbe essere approvato la settimana prossima o, addirittura al consiglio dei ministri di domani. Il testo è quasi pronto. L'ultima bozza contiene alcune novità.
In particolare una che è spuntata fuori dopo l'incontro con i sindacati e cioè il credito di imposta per gli fa investimenti in infrastrutture. Materia da imprenditori, ma che i sindacati disposti al dialogo, in primo luogo la Cisl, ritengono fondamentale. Riguarderà le opere superiori ai 500 milioni realizzate da pubblico e privato, senza finanziamenti a fondo perduto. Il credito riguarda al massimo il 50% dell'investimento e si applica a Irap e Ires.
Confermate le misure per incoraggiare la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Tessera sanitaria e carta d'identità saranno unificate in un unico documento. Progetto di Renato Brunetta, che il governo Monti riprende in mano come la posta elettronica certificata, che viene rafforzata.
Confermate anche le misure per incoraggiare i pagamenti con le carte, anche se nell'ultima versione della bozza è scomparso il limite di utilizzo dei contati a 50 euro, oltre il quale - nelle versioni precedenti - commercianti e professionisti erano tenuti ad accettare il pagamento via bancomat.
In arrivo anche misure per incoraggiare la nascita di nuove imprese. Per le start up la bozza prevede una detrazione per il 2013, 2014 e 2015 è pari al 19% della somma investita nell'azienda.
Tra i dossier, c'è anche Alcoa.

Ieri dal ministero dello Sviluppo è arrivato un duro monito all'azienda, che ha deciso di accelerare le procedure di spegnimento dello stabilimento, con un invito «al rispetto puntuale degli impegni assunti formalmente» dal gruppo.

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