Monti vuole altre tasse

Il premier ammette: "Pensiamo a una patrimoniale, però ci mancano gli strumenti per applicarla". Ma il Prof dimentica di aver già colpito la ricchezza degli italiani con imposte su case, depositi e titoli

Monti vuole altre tasse

«Read my lips, no new taxes». Leggete sulle mie labbra, non metterò nuove tasse. Si tratta della battuta meglio riuscita a Bush padre, durante la convention repubblicana del 1988 che lo incoronò candidato alla Casa Bianca. La promessa, complice un Congresso democratico, fu poi clamorosamente smentita.

Proprio a causa di questa giravolta, quattro anni dopo, perse la rielezione contro Bill Clinton. Ieri abbiamo letto sulle labbra del nostro premier esattamente il contrario. In un convegno a Milano ha detto: «Vorremmo introdurre una tassa generalizzata sui patrimoni ma non avendo gli strumenti non vorremmo favorire l'allontanamento dei capitali». E poco dopo: «Non verrà introdotta nottetempo». Passa qualche ora e da Palazzo Chigi arriva una nota ufficiale (sembra l'ultima epoca berlusconiana) che precisa, smussa e spiega che non è allo studio alcuna nuova imposta patrimoniale. Correttamente si ricorda come l'esecutivo dei professori un paio di patrimoniali le abbia già introdotte: basti pensare a quella sulla casa, che è scollegata dai redditi, e quella sui depositi e titoli bancari. Non giochiamo con le parole del premier. Monti non ha intenzione di introdurre oggi una patrimoniale. Ma non perché non gli piaccia, semplicemente perché non ne ha le capacità tecniche. Censire la ricchezza degli italiani non è infatti cosa semplice.

Restano le labbra di Monti. A differenza di Bush sr, che le tasse le impose nonostante le promesse, è di tutta evidenza che Monti, più sinceramente, dice subito ciò che farebbe se ne avesse la possibilità: una patrimoniale. Sia chiaro, non è sua prerogativa. Oltre al 90 per cento dei politici di sinistra, anche uno dei candidati alle primarie del Pdl, l'avvocato Samorì, ha dichiarato che una patrimoniale sopra i 10 milioni di euro sarebbe da fare subito.

È incredibile come affascini tecnici e politici l'idea di una nuova tassa. Si andassero a leggere il Def (il documento dei conti del Tesoro) e vedrebbero come quest'anno gli italiani verseranno nelle casse dello Stato la bellezza di 500 miliardi di euro. A cui conviene sommare 220 miliardi di contributi sociali.

Insomma, metà del nostro reddito è fagocitato dallo Stato.

E i politici e tecnici che fanno? Dicono che non basta. Che occorre inventarsi una nuova gabella. Difficile trovare un fuori onda, una gaffe, uno sfogo di qualcuno che piuttosto si accorga dei livelli a cui è arrivato il prelievo: sovietici.

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