Si è spento a 100 anni Sergio Flamigni, parlamentare del Pci dal 1968 al 1987. Dedicò moltissimi anni allo studio delle carte sul caso Moro, su cui scrisse anche alcuni libri ("La tela del ragno", "Trame atlantiche, "Convergenze parallele"). Nel 2005 aveva fondato l'Archivio Flamigni, mettendo a disposizione di tutti la vasta documentazione che aveva raccolto su terrorismo, stragi, mafia e P2. In una nota l'archivio lo ricorda così: "Una vita al servizio della democrazia, della Costituzione, delle istituzioni, della memoria storica, della ricerca di verità, fedele agli ideali di gioventù".
Nato a Forlì nel 1925, a sedici anni aderì a un gruppo di giovani antifascisti della sua città e poi al Pci, in quel periodo clandestino. Partigiano durante la Resistenza, fu commissario politico della 29ª Brigata Garibaldi GAP "Gastone Sozzi". Nel dopoguerra si dedicò all'attività sindacale, divenendo segretario della Cgil nel 1952 e quattro anni dopo entrò in politica, divenendo segretario del Pci forlivese. La sua scalata nel partito proseguì a passi rapidi, scalino dopo scalino: nel 1959 fu eletto nel Comitato centrale di Botteghe oscure, nel 1960 divenne segretario regionale in Emilia Romagna, nel 1963 l'ingresso nell'ufficio di segreteria della direzione nazionale del Pci. La sua prima elezione in Parlamento nel 1968.

Il "comandante" Sergio
In un'intervista rilasciata nel 2021 Flamigni raccontò la liberazione della sua città dal nazifascismo. Pur avendo poco più di diciotto anni era commissario politico di una brigata partigiana che si distinse in numerose azioni di guerriglia e sabotaggi. Tra questi la liberazione dal carcere di Forlì di alcuni detenuti politici, con uno stratagemma abilissimo: fingendosi una squadra fascista che portava in cella un nuovo prigioniero. Flamigni raccontò poi la presa dei palazzi del potere e alcune "sventagliate di mitra" per festeggiare la liberazione facendo levare in volo migliaia di colombi. "La libertà - commentò l'ex partigiano - ha le ali".
L'archivio Flamigni
Quello che porta il suo nome è un istituto culturale nato nel 2005 al fine di promuovere la conoscenza della storia e delle memorie del Novecento italiano.
Si dedica alla cura e alla valorizzazione degli archivi conservati, a partire da quello di Sergio Flamigni, con particolare attenzione a temi come il caso Moro, i terrorismi, la criminalità organizzata. È anche uno spazio culturale e di cittadinanza, animato da cicli di presentazioni di libri, mostre, dibattiti, manifestazioni culturali.