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Mose, Orsoni patteggia 4 mesi e vuota il sacco puntando il dito sul Pd

Revocati i domiciliari al sindaco di Venezia. "Non mi dimetterò". E accusa: "Mia campagna gestita dai partiti. Mai pensato a sistemi illeciti"

Mose, Orsoni patteggia 4 mesi e vuota il sacco puntando il dito sul Pd

Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, attraverso i suoi legali ha concordato con i pm dell’inchiesta sul Mose un patteggiamento a quattro mesi. La pena su cui difesa e procura si sarebbero accordate era di nove mesi, ridotta a quattro grazie alle attenuanti generiche e ridotte di un terzo per il rito abbreviato, con la sospensione condizionale della pena. Per il sindaco anche una sanzione da 15.000 euro. Sulla congruità del patteggiamento dovrà ora esprimersi il Gup. Orsoni deve rispondere di finanziamento illecito. Il sindaco in conferenza stampa ha detto di non aver mai immaginato "che venissero utilizzati sistemi illeciti" per la sua campagna elettorale nel 2010. A ricevere il denaro, ha raccontato, era il suo mandatario: "Non potevo sapere che i fondi fossero illeciti" e "su come le aziende del Cvn (Consorzio Venezia Nuova) reperissero quel denaro". E aggiunge: "Ho incontrato durante la campagna elettorale imprenditori o sedicenti tali che mi hanno detto che mi avrebbero sostenuto e votato senza sapere come e perché".

"Non avevo un comitato elettorale - ha spiegato Orsoni - sono stato sostenuto solo dai miei partiti: il maggior sostegno è venuto dal Pd e poi dagli altri con cui ho interloquito. Non ho mai ricevuto denaro che è stato gestito da altri. Io ho fatto il mio lavoro e mi sono posto contro chi voleva fare un utilizzo dissennato della città, mi sono opposto alle concessioni che solo uno Stato bene organizzato e forte può fare. Un modello che il nostro Stato forse non è in grado di gestire. Per questo mi sono fatto molti nemici".

Orsoni ha aggiunto che il provvedimento di revoca degli arresti domiciliari, che stamattina lo ha rimesso in libertà, si commenta da solo. "Devo dire che era un pezzo che chiedevo alla Procura di consentirmi di dare elementi di chiarezza sulle vicende. Ho chiarito, credo nel modo più inconfutabile, che nessun coinvolgimento mio diretto come prospettato dal provvedimento è mai avvenuto".

Di tutta la vicenda legata al coinvolgimento nell’inchiesta sul Mose, ha aggiunto il sindaco, la cosa che "mi addolora di più è la distanza che è stata presa da parte di qualcuno nei miei confronti". Ma non ha voluto fare nomi. "Credo che leggiate anche voi i giornali", ha detto. "Mi sento molto offeso e su questo evidentemente ci saranno delle conseguenze, anche gravi, da parte di chi mi ha assimilato a un gruppo di malfattori".

"Mazzacurati è un millantatore", ha detto senza mezzi termini il sindaco di Venezia rispondendo a chi gli chiedeva un commento sul dominus del Consorzio Venezia Nuova. "I filoni di accusa sono di due tipi - è entrato poi nel merito Orsoni - che avrei percepito dal mio mandatario elettorale somme illecitamente procurate, cosa che non ho mai sospettato così come per versamenti fatti sul conto del mio mandatario. Non ho mai pensato che quei finanziamenti - ha avvertito - fossero men che leciti, venivano da imprese che fanno capo al consorzio Venezia Nuova ma io non so come si procurassero quei fondi.

Non era una cosa - ha proseguito Orsoni - che potevo sapere, devo dire che ho saputo solo al termine della campagna elettorale, chi aveva contribuito e chi no".

 

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