Alla fine il Cavaliere dice «sì». E dopo una lunga riunione a Palazzo Grazioli con Angelino Alfano dà il suo via libera a mettere nero su bianco il passo indietro: «Non mi candido ». Ma non solo. Perché - come l’ex Guardasigilli chiedeva da tempo- Silvio Berlusconi annuncia anche primarie «aperte» per il Pdl da tenersi il 16 dicembre. Una vera e propria rivoluzione, un terremoto che scuote il partito e che lascia senza parole quasi tutti i dirigenti di via dell’Umiltà che,alla Camera per le votazioni, cadono letteralmente dalle nuvole. L’annuncio, infatti, non era atteso, certamente non lo era per ieri visto che al massimo si ipotizzava un’uscita forte lunedì prossimo, dopo il voto in Sicilia. Evidentemente ilpressing di Alfano - con l’appoggio di Giuliano Ferrara che ha poi dato il suo contributo nella stesura del lungo comunicato- deve essere stato efficace e alla fine il Cavaliere ha deciso di cedere. Lo ha fatto dopo un lungo pranzo nel quale l’ex Guardasigilli gli avrebbe detto chiaro e tondo di non essere più in grado di sostenere «lo stillicidio quotidiano di questi giorni».
Il punto, però, è la lettura di un gesto che in molti interpretano in chiaroscuro. Perché se da ieri Berlusconiha chiuso la querelle su premiership e primarie, secondo alcuni ha anche di fatto messo un piede fuori dal Pdl o da quel che ne resterà. C’è la delusione per un gruppo dirigente che negli ultimi mesi più volte gli ha chiesto di farsi da parte come se il problema fosse soprattutto la sua presenza, l’amarezza per un partito che non l’ha seguito e non si è saputo rinnovare nonostante il Cavaliere l’abbia chiesto decine di volte. Vi ho «pregato » di mandare in tv volti nuovi, si era lasciato scappare giorni fa durante una riunione usando un termine che racconta alla perfezione il suo stato d’animo. Ecco perché alcuni di quelli che più gli sono vicini non escludono che quello di Berlusconi sia anche un modo per mettere tutti davanti alle proprie responsabilità. Come dice un ex ministro, «ora non ci sono più alibi e anche il presidente non avrà più remore». Non si ricandiderà più a Palazzo Chigi- cosa piuttosto chiara da tempo - ma rimarrà «a fianco dei più giovani che debbono giocare e fare gol». Resterà in campo, dunque. Magari defilato ma sempre in campo.
E il punto è capire come. Perché a leggere il lungo comunicato di ierinon è affatto esclusa quell’ipotesi di spacchettamento di cui tanto s’è parlato,con altre liste ad affiancarsi al Pdl e primarie «aperte».Così le definisce il Cavaliere e seppure nel Pd- dove erano regolamentate - le primarie sono di coalizione è davvero difficile pensare che il Pdl le possa fare «chiuse». Ecco perché c’è chi teme che-tenendosi sempre aperte tutte le strade quello di Berlusconi sia stato anche un modo per chiamarsi fuori e poter avere finalmente le mani libere.
Di certo, invece, c’è l’assist al Professore. «Il senatore e tecnico Mario Monti, espressione di un Paese che non ha mai voluto partecipare alla caccia alle streghe », lo definisce il Cavaliere nel suo intervento. Per poi aggiungere: «Il premier e i suoi collaboratori hanno fatto quel che hanno potuto, cioè molto, nella situazione istituzionale, parlamentare e politica interna, e nelle condizioni europee e mondiali in cui la nostra economia e la nostra società hanno dovuto affrontare la grande crisi finanziaria da debito ». Una sorta diendorsement , soprattutto se si considera che martedì sera - durante la cena a Palazzo Chigi con Monti, presenti Gianni Letta e Alfano -Berlusconi aveva avuto parole di elogio per il Professore.
State facendo il possibile e forse dovreste continuare il lavoro iniziato, è stato il senso del ragionamento del Cavaliere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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