A Napoli 300 milioni, ai terremotati briciole

Nel decreto sui costi della politica ridotti gli aiuti per l'Emilia. Ma spunta il raddoppio dei fondi per i Comuni in rosso

Roma - Aiuti con il contagocce per i terremotati dell'Emilia. Manica larga (con la possibilità di passare a una XXL attraverso ulteriori interventi di sartoria) con i Comuni in rosso. Prosegue il braccio di ferro governo-maggioranza sul decreto «costi della politica». Ieri la tensione è aumentata proprio sui fondi per le zone colpite dal sisma. I deputati delle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio della Camera hanno respinto le modifiche presentate dall'esecutivo alla norma che proroga l'esenzione dal pagamento dei tributi per i terremotati emiliani, introdotta venerdì scorso nel dl. Ieri il governo ha presentato un contro-emendamento soppressivo e i deputati lo hanno bocciato. In seguito è stato raggiunto un compromesso, prevedendo la sospensione dei pagamenti solo per i tributi. Esclusi i contributi previdenziali, per i quali la Ragioneria generale dello Stato non vuole deroghe. A coprire i costi della proroga, i fondi dell'otto per mille. Dopo l'incidente, il governo ha posto la fiducia.
Altre novità nel decreto sugli enti locali, lo stop del governo a un emendamento che allargava l'esenzione Imu al mondo del no profit e, in genere, a tutte le «attività non lucrative». In questo caso le commissioni della Camera hanno votato l'emendamento abrogativo del governo.
Pollice verso anche per un'altra modifica al decreto, sul nodo delle penali che i Comuni attualmente devono pagare se estinguono in anticipo i mutui con la Cassa depositi e prestiti. È stato approvato un emendamento del governo che cancella le modifiche votate dai deputati che puntavano ad alleggerire l'onere ai Comuni. La spesa, secondo l'emendamento dell'esecutivo, è però esclusa dal Patto di stabilità interno.
Nel decreto sui costi della politica c'è però uno sconto ben più importante per le amministrazioni comunali, in particolare per quelle individuate come in «pre dissesto». Cioè la cancellazione delle sanzioni previste dal federalismo fiscale, il raddoppio dei fondi (da 100 a 200 euro a cittadino) per i Comuni in rosso cronico. Misura che farà comodo in particolare a Napoli, tanto che il sindaco Luigi De Magistris la rivendica come una vittoria personale, ma che sta creando malumori sempre più evidenti tra le autonomie locali.
«Non mi spiego il mancato coinvolgimento delle Regioni tra i beneficiari del fondo di rotazione se non in una logica politica e non tecnica. Se così fosse, ce la spieghino», ripete da giorni il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro. Con un aumento dei fondi a 200 euro Napoli potrebbe coprire gran parte del disavanzo strutturale della città, che si aggira sui 300 milioni all'anno. La Regione Campania - già alle prese con il rientro del debito sanitario - si ritroverebbe con circa 600 milioni di deficit. «Giusto aiutare i comuni in difficoltà, ma non vedo perché non tenere conto anche delle Regioni - spiega il governatore - anche perché il fondo di rotazione, di fatto, fu istituto proprio per le amministrazioni regionali».
E potrebbe non essere finita qui. Da qualche giorno un fronte trasversale si sta adoperando per fare aumentare ulteriormente i fondi oltre i 200 euro per abitante. La proposta potrebbe arrivare con gli emendamenti alla legge di stabilità.

Una polizza di assicurazione per i Comuni cronicamente in rosso, a beneficio dei sindaci, senza distinguere tra chi sta risanando e chi, invece, ha contribuito a creare il buco. Un deciso cambio di passo rispetto ai tempi in cui si teorizzava il federalismo e il «fallimento politico» degli amministratori che non tengono i conti in ordine.

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