RomaA Napoli vogliono il processo-lampo per il Cavaliere. E dopo un weekend a ritmo frenetico i pm chiedono il giudizio immediato per Silvio Berlusconi, l'ex senatore Idv Sergio De Gregorio e l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola. I tre da indagati diventato imputati, con l'accusa di corruzione.
La vicenda è quella della presunta compravendita di senatori da parte del Pdl tra il 2006 e il 2008 per far cadere il governo Prodi. Ma proprio ieri pomeriggio De Gregorio, interrogato a Roma dai pm Alberto Pioletti e Francesco Caporale per un altro filone dell'inchiesta, ha riconosciuto di aver commesso un reato prendendo 2 milioni in nero da Lavitola, oltre ad un milione «trasparente», per la sua fondazione Italiani nel mondo, ma ha garantito di non aver dato «nulla» in cambio. «Perché me li abbiano dati me lo sono chiesto anch'io». E ha aggiunto: «Il governo Prodi sarebbe caduto comunque. Magari lo abbiamo aiutato ad andare a casa». Quanto agli altri due senatori Idv passati al centrodestra, Antonio Razzi e Domenico Scilipoti, ha detto: «Non ne so nulla: si tratta di fatti avvenuti in tempi diversi».
A far esplodere il caso sono state proprio le sue dichiarazioni spontanee tra dicembre e gennaio scorso, seguite da quelle di Lavitola dopo l'arresto in primavera e condite da altre testimonianze, l'ultima di Paolo Rossi del Pd proprio domenica.
Per la Procura le prove della corruzione sono «evidenti» e si può andare direttamente al dibattimento. La palla è nelle mani del gip che ha 5 giorni per accogliere l'istanza degli inquirenti, mentre la difesa ne ha 20 per chiedere il rito abbreviato. In un così delicato momento politico, contro il leader Pdl si accelera dunque l'offensiva napoletana. Ed è possibile anche una richiesta d'arresto.
Il plotone degli accusatori del Cavaliere è nutrito: dagli aggiunti Federico Cafiero de Raho e Francesco Greco che hanno coordinato l'inchiesta ai pm che l'hanno svolta, cioè i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, Alessandro Milita e Fabrizio Vanorio (Dda) e Francesco Curcio (Dna).
Ma stavolta gli esponenti del Pdl non si accontentano di insorgere in difesa del leader, parlando di «persecuzione», «tortura», «aggressione», «stalking»: preparano una controffensiva giudiziaria e clamorose proteste, appellandosi al Quirinale. «Il governo Prodi - sottolinea Angelino Alfano - non è caduto per De Gregorio ma per l'arresto della moglie di Mastella». Alla manifestazione davanti al tribunale di Milano il segretario del Pdl definisce «un fatto grave» la richiesta dei pm di Napoli e precisa che Berlusconi (cui non è stato riconosciuto il legittimo impedimento per le date proposte dalla Procura: 5, 7 e 9 marzo) «ha dato la propria disponibilità a presentarsi dal 15 marzo in poi».
La notizia esplode come una bomba alla riunione a Roma degli eletti Pdl e il legale di Berlusconi, Niccolò Ghedini, propone che senatori e deputati chiedano di essere sentiti a Napoli per ricostruire i fatti. «Questo - dice - è un processo contrario ai principi costituzionali». Altero Matteoli rilancia: «Andiamo sotto il Csm e chiediamo di essere ascoltati». Per Maurizio Gasparri «l'assedio si intensifica con iniziative inaudite».
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