Napolitano non molla la presa Vuole dire la sua sui ministri

Le pressioni più forti perché all'Economia vada una personalità esperta in sintonia con la Bce. Renzi punta su un politico di cui si fida: e certamente non è Saccomanni

Napolitano non molla la presa Vuole dire la sua sui ministri

Pressioni su Renzi? Chi? Noi? Macché, giurano sul Colle, dal capo dello Stato nessuna spinta, nessuna forzatura, nessuna ingerenza, nessun veto. E nessun braccio di ferro sui ministri. Al contrario, il «clima» tra i due, spiegano, è buono e di «massima collaborazione». Certo, mercoledì il faccia a faccia è durato parecchio, più di due ore, e ha riguardato diversi aspetti del tentativo di Matteo, dalla squadra al programma, dai conti pubblici alle riforme e all'Europa. Il Quirinale smentisce però ufficialmente che il colloquio sia andato male. «Le ricostruzioni riportate da alcuni articoli di stampa - si legge in una breve nota - sono infondate e non corrispondenti al tenore». Niente liti, non scherziamo nemmeno. Anzi l'incontro, fissato «su richiesta del presidente incaricato», si è svolto «in un clima di serena collaborazione istituzionale».
Dunque, «serenamente», Giorgio Napolitano «collabora» con il segretario del Pd alle prese con la formazione del governo offrendogli la sua sponda «istituzionale». Al di là del lunghissimo confronto nell'altra sera, i due sono in costante contatto. Renzi informa il capo dello Stato dei passi avanti e dei problemi che incontra. E il presidente, raccontano, lo incoraggia nel suo tentativo, tanto più di fronte alle ultime difficoltà di gestazione.
Tutto ruota attorno al ministero dell'Economia. Come la pensi Napolitano sulla questione è noto: il nostro Paese deve avere le carte in regola, cioè i conti in ordine, se vuole sperare di ottenere aperture e crediti di fiducia in Europa. Da qui la necessità, secondo il Colle, di assicurare stabilità e «continuità». Quindi in Via XX Settembre serve, se non Fabrizio Saccomanni, uno simile a lui, un tecnico, un esperto, un personaggio noto all'estero e in sintonia con la Bce.
Ma altrettanto note sono le idee di Renzi su questo argomento. Il premier incaricato, che non vuole essere commissariato o «tutelato», preferisce un ministro dell'Economia politico e in sintonia con lui piuttosto che con le istituzioni internazionali. Confermare Saccomanni poi andrebbe a cozzare con la sbandierata voglia di novità. Il Matteo 1 non deve assomigliare al Letta 2.
Forse su questo punto non ci sono stati scontri e nemmeno tensioni. Di sicuro le opinioni divergono e la smentita solenne del Colle segnala la volontà di non allargare ulteriormente il solco e di chiudere le polemiche. «La cosa che mi ha turbato - dice Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera - sono quelle due ore passate da Renzi al Quirinale: mi sembrano un po' troppe. Segno di un'invasività del presidente nei confronti della formazione del nuovo governo. Chiediamo che non ci siano forzature». Secondo invece la renziana Deborah Serracchiani, nell'incontrare Napolitano, «che ha un ruolo di equilibrio fondamentale», non c'è nulla che non vada «secondo quando prevede la Costituzione». Di più: «Hanno instaurato un ottimo rapporto ed è importante che il presidente condivida le riforme che stiamo impostando».
Chissà se condivide pure la linea dura con Alfano, ex pupillo del Colle. Renzi vuole dare una rinfrescata e offrire facce nuove: Ncd si ridimensioni, non faccia resistenza sul programma e Angelino si accomodi fuori dal Viminale.

Piuttosto che cedere e finire invischiato nella «palude», Matteo sembra intenzionato a forzare la mano e a presentarsi sabato con la lista. Ecco i ministri, vediamo se Alfano preferisce votare. E se Napolitano davvero farà una battaglia per aiutare Angelino.

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