Napolitano, nuove lusinghe per il bis

Re Giorgio respinge tutte le avance. E cresce il partito di chi vorrebbe che lasciasse in anticipo per riaprire i giochi

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Roma - Mi chiamo Giorgio e risolvo problemi. E allora, ci si chiede, perché non trattenerlo al Quirinale? Perché non chiedergli di accettare un reincarico, o un mandato a tempo? Perché non continuare ad affidarsi a lui per la soluzione del rebus del governo? L'idea non è nuova, il capo dello Stato l'ha già respinta ufficialmente una decina di volte, ma adesso a tornare alla carica è Ferruccio de Bortoli. «Napolitano resti, almeno per un po'», scrive sul Corriere della Sera. Il presidente stavolta non risponde nemmeno e si affida a un tweet del portavoce Pasquale Cascella: «La questione è chiusa».
In realtà non è chiusa per niente. Più si avvicinano i giorni cruciali delle trattative del governo, più ci si accosta alla scadenza del settennato e più si moltiplicano le pressioni le più svariate: l'Italia in stallo rischia di perdere anche lo stabilizzatore di sistema. Se de Bortoli spinge un Napolitano-bis, al contrario Repubblica e il cerchio stretto bersaniano lavorano discretamente perché il capo dello Stato lasci in anticipo, magari a Romano Prodi. E il costituzionalista Michele Ainis lancia la proposta di un esecutivo Napolitano. Una specie di auto-incarico: del resto, chi meglio di un presidente per un governo del presidente?

Scenari e ipotesi che stanno provocando molta «irritazione» al Quirinale, alle prese con una sfida importantissima per i destini del Paese. Napolitano non vuole che le sue mosse vengano interpretate a favore o contro una ricandidatura. Certo, l'ingorgo istituzione è innegabile, la strettezza dei tempi in cui deve muoversi è sotto gli occhi di tutti. Tra il 20 marzo, data d'inizio delle consultazioni nello Studio alla Vetrata, e il 15 aprile, giorno in cui le nuove Camere cominceranno a votare per eleggere il futuro presidente, Napolitano deve dare l'incarico con riserva a Bersani, riconvocarlo per constatare che non avrà raggiunto l'autosufficienza al Senato e spadellare un gabinetto di scopo, sperando che nel frattempo i partiti riprendano a dialogare. Il tutto senza più disporre della facoltà di sciogliere le Camere, visto che siamo nel semestre bianco.

Da qui nasce l'invito del direttore del Corriere a un nuovo mandato. «La presidenza della Repubblica, che rappresenta l'unità nazionale, va sottratta ai prevedibili effetti di un grande gioco di incastri tra candidature e veti». Si tratterebbe, spiega, di un segnale di stabilità. «Napolitano, il cui prestigio internazionale è elevatissimo, potrebbe così concludere il suo tentativo di dare un governo al Paese nela pienezza dei suoi poteri. Un nuovo capo dello Stato che, appena eletto, mandasse a casa il Parlamento che lo ha votato, apparirebbe presto delegittimato, l'uscente no».
Il problema, al di là del fatto che bisognerebbe comunque che i partiti lo rivotino, è che Giorgio Napolitano ha più volte declinato gli inviti a restare. Il mandato a tempo non è nella Costituzione e per l'incarico pieno «la carta d'identità ha il suo peso». Un cocktail di motivi politici, istituzionali e personali che finora lo hanno sempre portato a rispondere «no grazie, non si può fare».

«Una regola di rispetto della persona e dell'istituzione - scrive Cascella - consiglierebbe di considerare la questione chiusa. Il presidente Napolitano ha già risposto, in occasioni pubbliche nel modo più limpido e netto». L'ultima il 21 febbraio, con una nota ufficiale.

«Il presidente - si legge - apprezza e ringrazia, nel loro significato di espressione di fiducia nei suoi confronti, dichiarazioni di varie personalità a favore di una sua eventuale ricandidatura. Ma al Parlamento in seduta comune spetterà eleggere un nuovo presidente della Repubblica, e rispetto a ciò ogni ipotesi appare oggi prematura».
Ecco, prematura, questa è forse la chiave di lettura. Mai dire mai?

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