Da Napolitano ok al voto: «Passo avanti»

RomaMi chiamo Giorgio e risolvo problemi. Dopo lo sfoggio di muscoli del Pd al Senato, tutti gli occhi sono su Napolitano Game over? Macchè: secondo il Colle la partita è ancora aperta. «L'Italia ha sempre saputo trovare, nei momenti difficili della sua storia, la forza di reagire alle avversità, attingendo al suo straordinario patrimonio di civiltà». Ottimista no, sarebbe troppo. Ma insomma, i presidenti delle Camere sono stati eletti, un passo è stato fatto e il capo dello Stato si sforza di vedere la parte piena del bicchiere. «Oggi - scrive in una nota - si pone comunque il primo punto fermo della nuova legislatura, nell'interesse generale del Paese». Il secondo mercoledì 20, quando cominceranno le consultazioni.
Insomma, meglio una cattiva soluzione che nessuna soluzione. Del resto, per proseguire nel suo tentativo di mettere in piedi il governo, al Napolitano serve un robusto cocktail di realismo e pragmatismo. Certo, anche lui fino all'ultimo aveva provato a favorire un'intesa tra le parti. Ancora ieri mattina, prima del ballottaggio decisivo, sperava che fosse «possibile arrivare alle elezioni dei presidenti delle Camere e, successivamente, all'attribuzione di tutti gli incarichi istituzionali, in un clima di condivisione di responsabilità».
Invece niente. Ma pazienza, Napolitano proseguirà la missione continuando con la «strategia del carciofo», una foglia dopo l'altra. Nelle prossime ore riceverà al Quirinale la seconda e la terza carica dello Stato: forse già oggi Grasso e Boldrini saranno accanto a lui all'Altare della Patria in occasione della giornata dell'unità nazionale. In ogni caso, i due presidenti sono il «punto fermo» da cui ripartire, visto che, nonostante tutto, nel Parlamento non c'è gran voglia di nuove elezioni.
Da qui l'appello quirinalizio per «favorire l'avvio di una costruttiva dialettica democratica e di una feconda attività parlamentare». Traduzione: prima di tornare alle urne, serve un governo che cambi il Porcellum, metta al sicuro i conti pubblici e dia un taglio alle spese della Casta. Questo è «l'interesse generale del Paese», questo è il programma attorno al quale costruire un esecutivo del presidente. Però, attenzione, non potrà essere il prodotto del piccolo chimico, ma dovrà formarsi «sulla base dei risultati scaturiti dalle elezioni del 24 febbraio». Dal voto sono uscite tre minoranze: almeno due devono mettersi d'accordo.
Mercoledì inizia dunque il gran ballo al Quirinale. Bersani probabilmente ha strappato il diritto al primo giro di valzer, ma, nel caso, il suo sarà un incarico con riserva. Il segretario del Pd non si illuda - questo è il messaggio già partito dal Colle - i grillini perdono pezzi però non basta quella manciata di voti per Grasso per dimostrare l'autosufficienza. Dopo Bersani il secondo giro. Napolitano ha telefonato ai neo-eletti per congratularsi e ha apprezzato le prime parole di Grasso: «C'è bisogno di pace sociale, l'Italia ha sempre saputo affermare i valori comuni e trovare un cammino condiviso».

E mentre si cerca il successore, Monti rimarrà a Palazzo Chigi: «È importante che in sede europea e nell'esercizio di ogni iniziativa possibile per l'economia e l'occupazione, il governo conservi la sua guida autorevole».

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