La potenza di un blocco economico si misura dalla capacità di tenere i conti in ordine e dalla forza del suo mercato di capitali. Dal primo punto di vista l'Europa a 27 ha una performance migliore degli Stati Uniti, il cui primato borsistico è difficilmente intaccabile. Una leadership che consente allo «zio Sam» non solo di attirare capitali dall'estero, ma anche di finanziare un debito pubblico di 12.363 miliardi di euro, che vale il 102% del proprio pil. L'Unione europea con «soli» 10mila miliardi ha le finanze pubbliche, tutto sommato, in buono stato giacché lo sbilancio rappresenta poco meno dell'80% del pil. Ancor più virtuose le tigri dell'Est: la Cina ha un debito che rappresenta il 25% del prodotto interno lordo, mentre per la Russia il rapporto scende al 10 per cento. Il vero problema di Mosca, però, è un altro: il forte indebitamento verso l'estero delle sue imprese che ammonta a 275 miliardi di euro (il 20% del pil).
L'oro di New York, invece, è nelle due principali piazze azionarie (il Nyse e il Nasdaq) che valgono oltre 12mila miliardi di euro a fronte degli 8mila circa delle grandi Borse del Vecchio Continente. Ma c'è di più: le aziende quotate a Wall Street valgono oltre il 100% del pil americano a fronte del 66% scarso di quelle dei listini Ue.
Per essere veramente un gigante della finanza internazionale, quindi, l'Europa dovrà cercare di dotarsi di campioni in grado di competere con quelli statunitensi.
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