Niente Imu alla Chiesa, governo bocciato

RomaDoveva essere una nota di distinzione del governo Monti, e invece è arrivata una bocciatura fragorosa dal Consiglio di Stato. La giustizia amministrativa contesta la decisione dell'esecutivo di far pagare l'Imu, la tassa sugli immobili, alla Chiesa (e a sindacati, ai partiti e alle associazioni no profit, ovvero enti non prettamente commerciali). Il decreto dei prof è respinto, da ieri è carta straccia. Come un tema in brutta da riscrivere dall'inizio. Il Vaticano, per il momento, è quindi esentato dal versamento di una supertassa sui beni immobili che l'Anci, l'associazione dei Comuni, calcola in 600 milioni di euro (cifra che la Cei contesta, ma che secondo altre stime oscillerebbe tra i 300 e i 500 milioni).
Il Consiglio di Stato critica più che altro il metodo: il decreto attuativo del Tesoro è andato oltre i poteri che gli erano conferiti espressamente dalla legge. In un complesso parere reso noto ieri, i giudici di palazzo Spada rilevano anche un serie di lacune nel regolamento sull'Imu, in sostanza una carenza di definizione di alcune indicazioni contenute nella nuova norma: «L'amministrazione ha compiuto alcune scelte applicative, che non solo esulano dall'oggetto del potere regolamentare attribuito - è scritto nella sentenza - ma che sono state effettuate in assenza di criteri o altre indicazione normative atte a specificare la natura non commerciale di una attività». La giustizia amministrativa contesta anche la mancanza di un'uniformità nel regolamento. Per stabilire i «criteri di convenzione - spiegano i giudici - in alcuni casi è utilizzato il criterio della gratuità o del carattere simbolico della retta (attività culturali, ricreative e sportive); in altri il criterio dell'importo non superiore alla metà di quello medio previsto per le stesse attività svolte nello stesso ambito territoriale con modalità commerciali (attività ricettiva e in parte assistenziali e sanitarie); in altri ancora il criterio della non copertura integrale del costo effettivo del servizio (attività didattiche)». Il decreto voleva distinguere infatti la quota di beni immobili utilizzati per attività commerciali da quelle con finalità esclusivamente benefiche, non soggette a tasse, e questo doveva valere non soltanto per la Chiesa, ma anche per le associazioni. Un criterio di selezione su cui a quanto pare c'è ancora moltissimo da lavorare.
La prima reazione governativa è quella del ministro dell'Economia Vittorio Grilli. Dice ai giornalisti che non ha ancora «avuto il tempo di leggere la sentenza», che ne «prendiamo atto», ma il caso non si chiude qui: «Il nostro obiettivo non cambia: troveremo una soluzione tecnica appropriata per raggiungere comunque il nostro obiettivo, assoggettare al pagamento dell'Imu tutti quelli che la devono pagare». Il Tesoro dovrà rispondere entro la fine di dicembre. La legge prevede il via all'imposta dal primo gennaio 2013. Se non si trova la quadra, anche l'anno prossimo gli enti non commerciali non pagheranno un euro. «Delle due l'una - commenta il segretario del Psi Riccardo Nencini - o il ministro Grilli, e prima di lui il professor Monti, non sanno fare il loro lavoro visto che in otto mesi non sono riusciti a scrivere una norma essenziale per i conti pubblici, oppure il Consiglio di Stato riceve suggerimenti dal Vaticano». La terza strada è che «la norma sia stata scritta tardi e male a bella posta contando proprio sulla bocciatura».
Rimane quindi aperto il processo di infrazione dell'Unione Europea contro l'Italia. Lo conferma il Commissario alla Concorrenza, Joaquin Almunia.

Le agevolazioni fiscali di cui gode la Chiesa possono infatti considerarsi come aiuti di Stato illegali. Finché il governo Monti non riscrive un testo a prova di sentenze, il contenzioso con l'Antitrust europeo resta in piedi.

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