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"No al presidenzialismo". Il Pd già boccia il confronto col governo

Il Partito democratico si riunisce alla vigilia dell'incontro con Meloni sulle riforme e accusa l'esecutivo: "Forse cerca di spostare l'attenzione rispetto ai problemi veri"

"No al presidenzialismo". Il Pd già boccia il confronto col governo
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L'ascolto e il confronto con le opposizioni è un atto doveroso quando ci si appresta a modificare la Costituzione, ma il dialogo non deve essere considerato un pretesto per rifilare una serie di "no" pregiudiziali e fare ostruzionismo. Il Partito democratico si è riunito alla vigilia dell'incontro con il governo nell'ambito delle riforme istituzionali e, ancor prima di ascoltare il presidente Giorgia Meloni, ha già puntato i piedi e messo i primi paletti. Un atteggiamento tutt'altro che positivo verso chi si è mostrato disponibile al confronto.

La linea del Pd sulle riforme

Questa mattina si è tenuta la riunione della segreteria del Pd, tanto voluta da Elly Schlein, per fare il punto della situazione con i suoi in vista dell'incontro di domani a Palazzo Chigi. "Noi siamo un partito responsabile, per questo ascolteremo il governo. Ma la priorità nel Paese è la riforma della Costituzione?", è la linea emersa riportata dall'Adnkronos. Secondo cui i dem intendono procedere "con realismo e cautela" rispetto al vertice con l'esecutivo di centrodestra.

Non può sfuggire un paradosso dem di fondo: il tentativo di dialogo con le opposizioni non viene visto come un doveroso passaggio istituzionale che merita di essere riconosciuto in maniera positiva, ma addirittura è percepito come componente di chissà quale strategia politica. Il sospetto che circola all'interno del Partito democratico "è che il governo cerchi di spostare l'attenzione, quasi un alibi, rispetto ai problemi veri che ci sono sul tavolo".

Il "no" al presidenzialismo

È sempre l'Adnkronos ad aver riportato il secco "no" che sarebbe arrivato a ogni ipotesi di presidenzialismo o premierato. Ovviamente si attende una presa di posizione ufficiale da parte di Elly Schlein, chiamata a esprimere una linea definitiva e chiara in seguito al confronto interno. Altrettanto importante sarà la discussione con i parlamentari dem delle commissioni Affari costituzionali della Camera e del Senato.

Le riflessioni emerse dai primi interventi sottolineano una condizione ritenuta imprescindibile: "La convocazione non sia un modo per distrarre l'attenzione sui temi che interessano le persone e le necessità del Paese: lavoro, sanità, Pnrr". Presidenzialismo, semipresidenzialismo e premierato sono le tre principali ipotesi sul tavolo. Invece il Pd, sempre mostrandosi prudente, spinge per il cancellierato (ovvero verso un sistema simile a quello tedesco, inclusa ad esempio la sfiducia costruttiva).

Per l'Agi l'indicazione emersa sarebbe la seguente: sfidare il governo sul tema della governabilità e della modernizzazione del Paese, ponendo anche il tema della rappresentanza sindacale con la riforma della legge elettorale. All'incontro si potrebbe andare dunque con un indirizzo ben preciso: "no" all'elezione diretta del presidente del Consiglio e del presidente della Repubblica.

I paletti del governo

Ovviamente il governo vuole procedere al confronto con le opposizioni senza essere disposto a incassare tentativi di ostruzionismo sulle riforme. Non a caso nelle ultime ore Antonio Tajani ha invitato i partiti al di fuori della maggioranza ad assumere una postura di serietà, altrimenti la strada verrà comunque percorsa senza tentennamenti. "Se dicono 'no' noi andremo avanti, poi ci saranno i referendum e decideranno i cittadini", ha avvertito il vicepresidente del Consiglio.

Un concetto ribadito anche da Roberto Calderoli. Il ministro per le Autonomie ha lanciato un messaggio chiarissimo alle opposizioni: "Se il loro ruolo vuole essere esercitato soltanto come diritto di veto, non ce l'hanno".

Infatti va ricordato che il Partito democratico e il Movimento 5 Stelle sono stati sconfitti alle elezioni dello scorso anno: o si dimostrano collaborativi oppure il governo intraprenderà da solo il sentiero delle riforme per garantire stabilità al nostro Paese.

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