Non date la scorta alla Flotilla, a Gaza missione politica e Armani: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: squalificato il portiere "picchiato", il Pd dica ai suoi parlamentari non andare su Flotilla e i banditi che denunciano

Non date la scorta alla Flotilla, a Gaza missione politica e Armani: quindi, oggi...
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- Ma è giusto che il governo italiano, come chiesto da Elly Schlein in una lettera a Meloni, tuteli la sicurezza degli attivisti avventurieri che saliranno a bordo della Global Sumund Flotilla per forzare il blocco navale israeliano e consegnare aiuti umanitari a Gaza? 
Sì e no. La risposta non è così semplice. Il governo italiano, come tutti i governi, ha il dovere di garantire tutela e sicurezza ai propri cittadini ed è già avvenuto in altre situazioni, a partire dal recente caso di Cecilia Sala fin giù al lungo elenco di attivisti, giornalisti e missionari rimasti invischiati in situazioni diciamo scomode. 
Questo però è un caso diverso. Intanto perché non si tratta di una situazione emergenziale improvvisa, vedi la cattura di Cecilia Sala in Iran, bensì di una missione che già prima di partire si preannuncia pericolosa, sicuramente inutile e che probabilmente - visti gli annunci israeliani - costringerà i governi europei a investire ingenti risorse dei contribuenti per riportare a casa gli attivisti qualora venissero arrestati se proveranno a forzare il blocco militare. E poi perché spaccia per “umanitaria” quella che è a tutti gli effetti una missione politica e, nel caso dei quattro parlamentari italiani coinvolti, due del Pd, uno di Avs e uno del M5S, banale propaganda elettorale. Se vi dicono: “ma stanno solo portando viveri alla popolazione stremata di Gaza”, non ci credete. Perché se fossero i gazawi a stare a cuore alla Flotilla, e non l’impatto politico mediatico della faccenda, ci sarebbero altri canali per portare i viveri raccolti a Gaza. Canali attivati dal governo italiano e non solo, già rodati, molto più adatti di una flotta di imbarcazioni non costruire per trasportare aiuti umanitari e soprattutto senza esporre i partecipanti ai rischi - scontati - cui si espongono presentandosi in zone di conflitto.
Quindi sì, il governo - come detto da Meloni - adotterà tutte le misure di tutela e sicurezza sempre garantite a tutti gli italiani in giro per il mondo. Ma visto che a pagare saremo noi contribuenti, almeno Scotto&co non ci prendano in giro: la loro è una missione politica, non umanitaria.

- È morto Giorgio Armani e che vuoi dire? Nulla. Che era un gigante, capace di creare un’impresa e uno stile. Ne nascono pochi, ogni secolo e lui era uno di quelli.

- Mi ha colpito molto un’intervista rilasciata qualche tempo fa in cui diceva: si può forse raggiungere qualche obiettivo senza lavorare? No. Ed è questo, forse, l’insegnamento che dovremmo dare ai nostri figli.

- La storia è questa: un gruppo di borseggiatori e borseggiatrici noti a Venezia ha denunciato i cittadini che li filmano per impedire loro di mettere a segno i colpi. Esatto: il bandito querela il cittadino onesto. E in questo strano mondo al contrario il rischio è che trovino pure qualcuno che dà loro ragione. Perché ovviamente la privacy è più importante del quieto vivere del popolo bue.

- La più insopportabile delle storie? Quando dicono: “Questo film ha ricevuto 27 minuti di applausi alla Mostra del Cinema di Venezia”. Come se la lunghezza di un applauso potesse davvero definire la qualità dell’opera. Ma pensa che palle stare per 27 minuti a battere le mani.

- Quando un episodio di cronaca provoca grande indignazione e sentimenti vari, guardatevi bene dal seguire la vulgata. Avete presente la storia del portiere selvaggiamente picchiato da un genitore, che ha ricevuto la solidarietà di tutti e pure di Dino Zoff? Ecco. Non giustifico il papà, che va bandito a vita dai campi di calcio e pure dalle riunioni della scuola per quanto mi riguarda. Ma il portiere s'è beccato un anno di squalifica per aver picchiato un avversario. A 13 anni. Quindi solidarietà, ma non è uno stinco di santo: "Ha innescato una rissa e ha colpito con manate e pugni il fianco e la schiena di un giocatore avversario, steso sul terreno di gioco".

Qui il problema, e lo ripeterò allo sfinimento, è banalmente culturale: gli allenatori, l'ambiente, i dirigenti devono insegnare ai ragazzini che se osano protestare con l'arbitro non vedranno il campo per settimane e se sfiorano un avversario verranno cacciati dalla squadra. Lo sport deve educare, non far vincere i campionati a genitori esaltati e dirigenti affamati.

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