Penitenza, voto, vecchiaia, paura del ridicolo. Sono temi che s'incrociano in questi giorni, in insensate esibizioni di questioni private che non vengono da pettegoli o da moralisti ma da quelli che se ne immaginano vittime. Così Pierluigi Battista interpreta a rovescio l'outing penitenziale e un po' patetico di Rosario Crocetta (foto), il quale ha dichiarato: «Se dovessi diventare presidente della Regione Siciliana dirò addio al sesso e mi considererò sposato con la Sicilia... Guidare la cosa pubblica è come entrare in un convento. E non ho più l'età per certe scorribande». Per Battista, Crocetta vuole evitare «l'intrusione mediatica nella vita privata... nell'ansia famelica di trasparenza che costringe chi si candida a qualcosa a dovere dire tutto di sé. Comprese, ovviamente, anche le preferenze sessuali».
Mi consenta l'illustre editorialista del Corriere di considerare la sua generosa interpretazione una forma di ingenuità. Non c'è stata mai una morbosa curiosità per le preferenze sessuali di Crocetta. Le ha sempre rivelate lui, come ora ci annuncia la sua senile castità. Ma chi se ne frega! Tutto questo s'incrocia con le altre scelleratezze, che sono diventate occasione di frenetico dibattito estivo, di Paolo Conti, il quale ha dichiarato: «Ho 58 anni e ormai sono troppo vecchio per l'amore. Non voglio diventare la parodia di me stesso... Certi miei coetanei neopensionati si trasformano in ridicole parodie dei se stessi di trent'anni prima». Anche il Giornale non si trattiene, e apre la discussione su «L'innamoramento in tarda età». Tarda? Sembra anche la convinzione di Crocetta, sessantunenne.
Ora io mi trovo esattamente nella condizione di Conti e di Crocetta. Nel caso del primo, io sono lo stesso di dieci, venti anni fa, come Conti è lo stesso di dieci, venti anni fa (non comunque troppi). Io le donne le ho frequentate serenamente e senza problemi, allora come ora. Conti, probabilmente, aveva i problemi di oggi anche vent'anni fa. E preferisce battere in ritirata piuttosto che patire una delusione, esibendo l'alibi dell'età. Ma Moravia si era posta la questione quando ha sposato Carmen Llera? E Chaplin? E Strehler? E Carlo Ponti? (da non confondere con Paolo Conti).
Quanto a Crocetta, io, come lui, ho fatto attività politica, sindaco, sottosegretario, assessore, parlamentare europeo, non ho mai nascosto la mia, anche esuberante, attività sessuale e nessuno si è mai preoccupato di chiedermene conto. Si dirà: ma la tua non era (è) una esperienza omossessuale. Quindi non era (è) scandalosa. L'argomento è debole perché non mi pare che fare il sindaco di Gela o l'europarlamentare, come ha fatto Crocetta, sia meno importante che fare il presidente della Regione siciliana; e che nessuno, come è accaduto a Vendola proprio per il ruolo agognato da Crocetta, abbia mai discriminato il sindaco o l'europarlamentare che ha sempre preso (anche molti) voti senza nascondere la sua preferenza sessuale. Dunque Crocetta casto solo come presidente della Regione, o casto perché troppo vecchio? E come si può dire che «guidare la cosa pubblica è come entrare in un convento»? C'è qualcosa di ostentato o di ridicolo in queste dichiarazioni. Temo che la mia attenzione politica per Crocetta sia destinata a calare. Io infatti voglio continuare a fare sesso, a 60 anni e anche a 61, e anche a 69. Non voglio un presidente che fa penitenza, non mi piacciono i «voti», intendo non quelli degli elettori, ma quelli «per grazia ricevuta». E non credo che parlare della propria omosessualità per negarne l'esercizio sia una posizione politicamente interessante.
Ritengo che nel mio programma la libertà sessuale sia un fondamentale diritto individuale, sia pure personale. Se vale per Sarkozy e per Hollande, presidenti di una istituzione più grande della Sicilia, deve valere anche per Crocetta. Naturalmente nessuno lo obbliga a fare attività sessuale, ma neanche a smetterla, in nome del carismatico ruolo. Non vorrei che la forzata rinuncia e la castità sostituissero un presidente con un vescovo (che deve dare, in questa materia, l'esempio). Di vescovi travestiti (da Armani) ne abbiamo abbastanza. Quando poi mi accorgo che l'omosessualità di Crocetta si sublima nel desiderio di Ingroia con gli strumenti tipici del corteggiamento, della passione per l'uomo forte che combatte il male (con il rinforzo retorico ed erotico di Felice Belisario, dell'Idv, che, in puro stile Crocetta, pur osteggiandolo, conferma che la Procura di Palermo «è piena di eroi impegnati nella difesa della legalità»: bella legalità, incriminare innocenti, trascinandoli in inesistenti trattative!) vedo la Sicilia di Crocetta in bilico fra Medioevo e Inquisizione. Crocetta desidera ardentemente e masochisticamente (sull'esempio del «cinico» Lombardo che non esitò a cooptare - invano! - magistrati come Massimo Russo e Caterina Chinnici per sottrarsi al destino di «mafioso») un uomo che lo punisca, che ne giustifichi il nuovo atteggiamento penitenziale, il sacrificio della sua sessualità. Gli basterà amarlo a distanza, senza poterlo possedere: «Voglio assolutamente Ingroia nella mia squadra, ma so che il magistrato palermitano non è disponibile perché ha già accettato un incarico internazionale. E, quindi, mi direbbe di no». Corteggiamento con paracadute, nella nuova linea Crocetta-Conti.
Per Ingroia si spalanca un futuro omosessuale, non potendo resistere alle lusinghe di Crocetta, consumato seduttore, in ritirata. Sarà un'unione gay, non consumata, sublimata in una perfetta castità.
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