C’è del diabolico perseverare, nel metodo scelto dalla ministro Elsa Fornero per sostenere la sua prova “tecnica”. Manifestamente la peggiore nel suo governo e nel palmarès dei peggiori di ogni tempo repubblicano. E’ accaduto di nuovo: infastidita dalla presenza insistente di una troupe televisiva delle Iene, stavolta non ha preteso di cacciar via i giornalisti, non ha pontificato su come si debba intendere la professione giornalistica, ma è scappata lei dalla conferenza stampa indetta al ministero della Salute.
Ce ne potremmo fare una ragione. Senonché il comunicato del suo ufficio stampa racchiude in poche righe la summa del difetto di fabbrica del fornerismo (perché ormai assurge a stil novo che temiamo prenda piede). La nota accusa l’”insistenza e l’aggressività” della troupe, precisa che il ministro aveva voluto partecipare all’appuntamento “nonostante questa mattina non fosse in buona salute”, sentenzia che le domande della iena Filippo Roma “nulla avevano a che fare con i temi previsti” e che “simili comportamenti nulla hanno a che fare con il diritto di cronaca“.
Si palesa, attraverso l’agire della professoressa e la prosa dei suoi tirapiedi, un mondo abituato a pontificare e dettar legge senza voler essere mai contraddetto. Un mondo che si ritiene superiore alla critica e per questo fatica a confrontarsi con chiunque non sia altrettanto (o più) potente. Ma c’è anche qualcosa di più e di più grave: il retaggio di un vittimismo che ormai non si saprebbe dire se attinge da una lezione post-femminista o post-Sessantottina.
L’idea, cioè, di avere ragione anche quando si ha torto, di potersela cavare ogni volta facendo saltare il tavolo o gettandosi per terra a chiedere il rigore. La pretesa di aggredire e, davanti alla reazione, di ribaltare la situazione, urlando all’oltraggio per prima. Le celebri lagrime alla prima conferenza stampa da ministro sono state soltanto l’avvisaglia di questo atteggiamento mentale, prim’ancora che politico. Così l’arroganza e la presunzione vengono mascherate dietro il ripetuto richiamo al concetto di democrazia. Così i sacrifici procurati ad altri vengono come sminuiti dalle personali dichiarazioni di sofferenza e malessere. Così l’inadeguatezza propria finisce camuffata nella “pressione psicologica fortissima cui sono sottoposta”. C’è un modo sovrano che può sottrarre la sua persona allo stress, cara ministro: si dimetta. Lasci la poltrona.
Con tutto il rispetto per la donna di una certa età, il suo comportamento sin dall’inizio ci ha fatto ricordare quell’espressione napoletana che magicamente l’esprime. E non se ne adonti, poi, chè non c’è alcun risvolto sessista: però sia chiaro, cara ministro, che lei chiagne e fotte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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