Occupazione: il Sud va, ma resta ancora indietro

Qualità dell'offerta formativa, divario tecnologico, spopolamento delle città e invecchiamento della popolazione, eccessiva burocrazia e illegalità: questi i temi su cui il Meridione paga ancora dazio nel confronto con l'Europa e che andranno risolti nei prossimi anni

Occupazione: il Sud va, ma resta ancora indietro
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Il paziente mostra cenni di miglioramento, ma resta ancora gravemente malato. Se nell'ultimo anno l'occupazione in Italia è generalmente aumentata, il Sud continua ad arrancare, con tre Regioni che restano tra le peggiori quattro in Europa: secondo le ultime tabelle Eurostat riferite al 2024, dopo la Guyana, regione d'Oltremare francese, le aree con il tasso di occupazione più basso sono proprio la Calabria, la Campania e la Sicilia. Dati in chiaroscuro, da analizzare con più attenzione per evitare di cadere nel banale stereotipo del «meridionale sfaccendato». Perché a ben guardare, nell'ultimo anno l'occupazione è sì cresciuta in tutta Italia, ma in maniera più accentuata al Sud. Nello specifico: +0,2% in Calabria, +1% in Campania e +1,9% in Sicilia. Eppure

la posizione nella classifica europea resta da profonda zona retrocessione.

Il problema del Meridione è dunque atavico e non possono bastare 365 giorni di segno più per spazzare via anni di assistenzialismo e scarsa visione politica. Nel 2003, per dire, la situazione era pressoché identica, con le Regioni del Sud Italia a contendersi la maglia nera della disoccupazione con Guadalupa, Martinica, Guyana francese. In vent'anni si sono sprecati annunci e parole ma poco o nulla è cambiato: «Garanzia Giovani», governo Letta; «Masterplan per il Mezzogiorno», governo Renzi; «Piano per il Sud 2030», governo Conte II. Tante slide, pochi risultati: in pratica decenni di esaltazione della sconfitta propositiva. Per tacere del famigerato Reddito di Cittadinanza: 35 miliardi di euro che non hanno battuto la povertà (copyright Luigi Di Maio) ma hanno parallelamente

anestetizzato l'occupazione.

Qualità dell'offerta formativa, divario tecnologico, spopolamento delle città e invecchiamento della popolazione, eccessiva burocrazia e illegalità: questi i temi su cui il Meridione paga ancora dazio nel confronto con l'Europa e che andranno

risolti nei prossimi anni. Per uscire dalla «zona retrocessione» e ambire quantomeno a una più rassicurante «zona salvezza». Altrimenti potremo continuare a raccontarci la rassicurante favoletta del «meridionale sfaccendato».

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