RomaLa paura delle imboscate, delle conte sanguinose e di nuove incursioni dei franchi tiratori spingono il Pd ad aprire il paracadute e a rischiare il meno possibile, puntando su Guglielmo Epifani per la (momentanea) successione a Pier Luigi Bersani. Nessuna innovazione o discontinuità. Alla fine la scelta avviene più per consunzione e sfinimento che per altro. Il profilo è quello di un «traghettatore-sindacalista», un uomo con una identità politica-correntizia poco definita, un dirigente incaricato di condurre un partito sfinito dalle proprie divisioni fino al congresso, cercando di mediare tra le varie anime in aperto conflitto. Un ruolo da «armonizzatore» di un esercito in rotta che somiglia a una nemesi storica rispetto alla parabola professionale del battagliero leader della Cgil.
Certo c'è ancora da superare lo scoglio del voto. Salvo imboscate, l'assemblea del Pd oggi dovrebbe indicare l'ex segretario della Cgil come reggente in attesa del congresso la cui data è ancora da fissare ma che con ogni probabilità verrà convocato dopo l'estate, nel mese di ottobre. Intorno al nome di Epifani ci sarebbe l'ok dei big, una sorta di tregua che coinvolgerebbe il dimissionario Bersani, il premier Enrico Letta, il capo cordata degli ex Margherita Dario Franceschini. Per ora Matteo Renzi tace, ma la maretta tra i giovani rottamatori è già evidente, pubblica ed esplicita. Il primo a parlare, in maniera critica, è Pippo Civati. «La scelta di Epifani come segretario di garanzia mi sembra in totale continuità con il gruppo dirigente precedente. La cosa che non ho capito è se Epifani si candida a fare l'arbitro o se è una figura che intende candidarsi al prossimo congresso. L'altra volta fu Dario Franceschini che prima promise di non candidarsi e poi lo fece, ma non gli portò fortuna».
E poi ancora: «Se c'è la candidatura di Guglielmo Epifani, ci sarà una epifania di candidati. L'assemblea potrebbe essere la puntata finale del Pd se continuano a fare quello che stanno facendo. L'importante adesso è chiarirsi sul fatto che vogliamo sapere la data del Congresso». A chi gli domanda se il Partito democratico morirà democristiano, Civati risponde: «Moriremo e basta, magari morissimo democristiani, almeno avremmo un destino».
Naturalmente il rischio caos, anche nella stessa assemblea di oggi, è dietro l'angolo. Saranno, infatti, presenti anche i giovani di Occupy Pd, la rete che ha occupato circoli e sedi durante l'elezione del presidente della Repubblica. Inoltre l'assemblea potrebbe infiammarsi sul documento che Laura Puppato presenterà e che rivendica «autonomia legislativa» di deputati e senatori andando contro le larghe intese.
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