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Ora Casini ha davvero paura e attacca gli elettori del Pdl: "Si vergognano di Berlusconi"

La lista Monti è ancora in alto mare, si frantuma il sogno del Grande Centro e il leader dell'Udc insulta l'elettorato del centrodestra: "Accordo della disperazione"

Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini
Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini

Pier Ferdinando Casini attacca a destra e a manca. Bastonate contro Silvio Berlusconi, insulti contro il rinnovato asse tra il Pdl e la Lega Nord e stilettate contro Nichi Vendola. Il leader centriste, stretto nella morsa dell'operazione per riportare Mario Monti a Palazzo Chigi, sente il fiato sul collo. L'operazione del Grande Centro si sta sgonfiando, la lista a sostegno del Professore non è stata ancora compilata e i sondaggi danno l'amalgama centrista al di sotto dei numeri a due cifre sognati fino a qualche settimana fa. Insomma, Casini rischia di rimanere col "centrino" in mano e di fare un flop politico senza precedenti. Proprio per questo, al leader dell'Udc non resta che sparare (a salve) contro tutto e tutti.

Se la prende, in primis, con il Cavaliere e con l'accordo siglato dai vertici del Pdl e dallo stato maggiore del Carroccio. Non usa mezzi toni, boccia in tutto e per tutto l’intesa stretta nel vertice di domenica sera. In una conferenza stampa a Montecitorio, Casini definisce "accordo della disperazione" quello tra Berlusconi e il segretario lumbard Roberto Maroni: "Gli elettori del Pdl e della Lega, che sono molto più intelligenti di quanto i loro capi li considerino, si vergognano di questo accordo e potranno vedere che ormai questa nuova campagna elettorale ci dà due possibilità vere: quella di Bersani e quella di Monti". In realtà, dopo che il Pd di Pierluigi Bersani ha deciso di rinnovare il patto con la sinistra radicale di Vendola e dopo che il centrodestra si è ricompattato, la scelta è ancora una volta bipolare. "Vi sembro nervoso?", prova a ironizzare Casini quando, in conferenza stampa, gli viene chiesto conto del travaglio che starebbe accompagnando il varo della lista Monti a Palazzo Madama, soprattutto in riferimento alla "quota" di candidati centristi. In mattinata il ministro per l'Integrazione Andrea Riccardi si sarebbe detto "allucinato" smentendo le indiscrezioni apparse oggi sui quotidiani: "Non abbiamo nessuna politica delle quote al Senato, tutti i senatori saranno indicati da Monti - assicura Casini - noi ne avremo zero e faremo un gruppo parlamentare unico".

Sebbene si affanni ad assicurare che il clima del confronto tra chi aderisce all'agenda Monti sia "ottimo", Casini ammette che i lavori sono ancora indietro a causa del "dilettantismo" della coalizione. "L’Udc è l’unico partito organizzato, figuriamoci gli altri - prova a spiegare Casini - non abbiamo dietro di noi apparati come quelli del Pd, ma cerchiamo di mettere le persone giuste al posto giusto". Quanto alla candidatura di Lorenzo Cesa, non è un problema all’ordine del giorno. Il segretario dell'Udc sarà, infatti, candidato come lo è stato negli ultimi quindici anni.

"I nostri candidati affronteranno una battaglia con le mani legate, ma l’interesse prioritario è portare avanti la coalizione, anche a costo di perdere due o tre punti percentuali e scontentare i nostri candidati alla Camera", spiega il segretario dell'Udc ricordando che anche i candidati centristi "saranno sottoposti a Monti per correttezza".

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