Borsa su, spread giù e la parola «crescita» tornata nel vocabolario del governo. Una bella giornata, un inizio d'anno incoraggiante, ma per Enrico Letta le note positive finiscono qui. É bastata infatti l'accelerata di Renzi su riforme e programma per far risalire la tensione. «Tutte le iniziative politiche sono legittime, però io non sto qui a fare il notaio». Paura a Palazzo Chigi. Matteo, dicono, usa la verifica per tenere sotto pressione l'esecutivo: il suo piano vero è votare il 25 maggio insieme alle europee.
La tregua di Natale è già finita. Modello spagnolo, sindaco d'Italia, Mattarellum restaurato, il premier non ha grandi preferenze tra le strade indicate dal segretario. Magari gli piace di più la seconda, perché è quella che mette meno in difficoltà Alfano e che non garba al Cavaliere, ma insomma, dopo la sentenza della Consulta qualcosa va fatta in fretta. Magari Letta non gradisce che Renzi abbia allargato il discorso oltre la maggioranza, però non si metterà di traverso.
Quello che invece non digerisce e che il sindaco di Firenze voglia pure dettare la nuova agenda dell'esecutivo con un programma troppo «di sinistra» per Ncd. Si può parlare delle legge elettorale, spiegano a Palazzo Chigi, ma non si può scrivere un patto di governo senza trattare con noi. Diritti agli omosessuali, ius soli, cambiamenti alla Bossi-Fini: un menu indigesto per gli alfaniani, che già protestano e parlano di «sabotaggio». Letta non contesta il merito degli argomenti, ma l'impossibilità di realizzarli entro l'anno. «Non c'è alcun problema ad alzare l'asticella, purché poi si lavori per saltarla», si è sfogato con i suoi. Insomma, teme che davvero Renzi punti «a stressare la maggioranza» per votare a maggio con l'election day, se i regolamenti europei lo consentiranno.
La strategia renziana prevederebbe quindi l'approvazione della legge elettorale in commissione entro fine gennaio e in aula a metà febbraio. E nel frattempo il dibattito su unioni civili, lavoro e immigrazione deve servire a mandare in tilt Alfano e governo. Ecco perché a Palazzo Chigi aleggia un crescente nervosismo. Il presidente del Consiglio dovrà dare sfoggio di diplomazia. L'idea è di favorire all'inizio «il confronto tra i partiti della maggioranza sulle rispettive priorità», sia legge elettorale che sul programma.
Poi però «sarà inevitabile» la partenza di una trattativa. «A chi altro può spettare la sintesi?». Il premier vorrebbe collegare il nuovo sistema di voto a un patto solido di coalizione. Non sarà facile, tra Renzi e Letta non ci nemmeno sono appuntamenti in agenda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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