RomaSarà pur vero, come dice al Giornale Camillo Ruini, che i cattolici contano ancora in politica. Il punto è che non si vede l'effetto, manca la sostanza. Debolezza culturale, mancanza di coraggio di chi dovrebbe difendere alcuni temi fuori moda come la famiglia, sparpagliamento generale. Mentre Casini sancisce il divorzio con Monti, l'elettorato cattolico vaga sconfortato a destra e a sinistra senza coagulare.
Un futuro oscuro di cui si è parlato a Roma in una due giorni colorata di rosso. Grazie a un Casini scacciavoti in un paio d'anni la propensione all'astensionismo tra i cattolici praticanti è salita al 43%. Un'enormità. E quei pochi che votano stanno per essere rimorchiati. Innanzitutto da una sinistra che al convegno di Roma si presentava in forze, compresa una nutrita delegazione di renziani. E poi da quel marpione di Beppe Grillo, che se dovesse decidere di metterci la faccia potrebbe avere un solo rivale nel Cavaliere. D'altronde lo scriveva Famiglia Cristiana, alle recenti politiche il 20% di chi diceva di andare messa tutte le domeniche avrebbe votato Movimento 5 Stelle. E continuerebbe a farlo. Impressionante la progressione di Grillo tra l'elettorato cattolico: a settembre del 2010 raccoglieva il 2,3%, valore salito al 10 a dicembre del 2012 e poi raddoppiato, appunto il 19.9 al momento delle consultazioni.
Nel frattempo Casini e Monti che fanno? Litigano per l'orticello. Sabato l'ex presidente della Camera aveva annunciato la svolta liberale, il nuovo partito, il rilancio che sanciva il divorzio con i montiani e - forse - un agghiacciante ritorno nel centrodestra. Magari in un nuovo gruppo parlamentare assieme ai Fratelli d'Italia Meloni e La Russa. Che già «festeggia». Tutto ciò mentre l'altra sponda strizzava l'occhio al mondo liberista di Alfio Marchini per far presa sull'elettorato berlusconiano. L'unità è un concetto che sfugge. Intervistato da la Stampa, il capogruppo al Senato di Scelta Civica Gianluca Susta smonta definitivamente l'Udc di Casini. Ci siamo sbagliati. «Non credo che questa tragicommedia possa continuare a lungo, così facendo rischiamo il baratro, una Udc2 non ci interessa proprio. E poi non credo che Casini rinuncerà alla sua identità». La costituente popolare rilanciata da Pierferdy è incompatibile con Scelta Civica. Monti guarda al Ppe.
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