Cronache

Padre Lombardi, l'altro gesuita che fa sorridere i giornalisti

Ha tenuto a bada seimila reporter con ironia: "Non telefonatemi tutti insieme per la data del conclave..."

Padre Lombardi, l'altro gesuita che fa sorridere i giornalisti

Qualcuno lo vuole «Santo subito», qualcun altro lo ha descritto come uno showman. Dalla sede vacante all'Habemus Papam, il «pastore» degli oltre 6000 giornalisti arrivati da tutto il mondo per raccontare l'elezione di Francesco è stato il direttore della Sala Stampa Vaticana, Padre Federico Lombardi. Settant'anni, gesuita come Bergoglio, nei suoi briefing quotidiani ha saputo catalizzare la simpatia dei vaticanisti; come quando, l'8 marzo scorso, si è presentato nella sala Giovanni Paolo II, tra gli applausi dei cronisti, con un mazzo di mimose da distribuire alle giornaliste presenti o come quando, sorridendo, ha elencato tutti gli elementi chimici che compongono la fumata bianca e la fumata nera. «Oggi teniamo questo briefing con quello che passa il convento» ha ripetuto con la sua erre moscia alla francese e il suo aplomb inglese.

Ma le origini di Padre Lombardi vanno ricercate in provincia di Cuneo, a Saluzzo, cittadina che ha dato i natali a Silvio Pellico e a Carlo Alberto dalla Chiesa. Suo zio, Padre Riccardo Lombardi, negli anni 50 era conosciuto come «il microfono di Dio» ed era diventato famoso anche per i suoi discorsi anticomunisti; lui invece dal 2006 è il «portavoce» del Papa, incarico che l'ha portato spesso a dover tener testa alle domande insidiose dei giornalisti e a dover smentire notizie pubblicate sulla stampa internazionale. Come quando ha definito «calunniose, diffamatorie e anticlericali» le accuse rivolte a Papa Bergoglio, colpevole, secondo un giornalista, di collusione, negli anni 70, con il regime dittatoriale argentino. Ma questo, per Padre Lombardi, è un film già visto: diversi momenti dei quasi otto anni di pontificato di Benedetto XVI sono stati anche per lui un calvario; dall'esplosione del caso dei preti pedofili al discorso di Ratisbona, dall'uso del preservativo al Vatileaks, Padre Lombardi ha replicato alle accuse, senza mai perder le staffe spesso di fronte a domande provocatorie. Qualcuno, in piena «emergenza corvi», aveva ipotizzato anche un commissariamento della Sala Stampa diretta dal padre gesuita, colpevole di non aver saputo gestire lo scandalo: nel luglio 2012 la nomina del giornalista americano Greg Burke a «stratega» della comunicazione vaticana, era stata letta da molti come un preludio all'addio di Lombardi.

Ma così non è stato: i briefing durante il processo al maggiordomo del Papa e quelli durante sede vacante e conclave hanno mostrato un volto inedito del ferreo seguace di Sant'Ignazio da Loyola, il lato simpatico del gesuita che chiede ironico ai giornalisti: «Non telefonatemi tutti insieme per sapere la data del conclave, altrimenti non riesco a spedirvi il comunicato» o che dribbla con maestria le domande più azzardate di alcuni cronisti. «Cos'ha mangiato oggi il Papa emerito?», chiedono dal fondo della sala. E Padre Lombardi risponde con un sorriso appena accennato: «Dovremmo chiederlo a lui». Semplici battute che il gesuita piemontese butta lì, ogni tanto, per stemperare i toni. Non per niente i francesi di La Croix ne chiedono pubblicamente l'immediata canonizzazione.

Forse anche perché, per i giornalisti, dopo questo conclave Padre Lombardi il posto in Paradiso se l'è già guadagnato.

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