Un paese in rivolta contro la morte in corsia

Mazzarino (Caltanissetta)Ha perso un figlio per la negligenza di una sanità a pezzi, ma non per questo si è rassegnato. Anzi, con gli occhi ancora gonfi dal pianto, finito il funerale, si è incatenato davanti all’ospedale Santo Stefano di Mazzarino per protestare contro i ritardi nei soccorsi. Chiede giustizia Giovanni Li Gambi, il padre del ragazzo che giovedì scorso ha avuto un incidente con la sua moto e nella caduta si è tranciato una gamba. Il giovane è stato trasportato in ospedale, ma i medici, non potendo intervenire perché la sala operatoria era chiusa, lo hanno fatto trasferire al Sant’Elia di Caltanissetta, dov’è deceduto subito dopo il ricovero, forse a causa di un’emorragia. «Quello che è accaduto a mio figlio Filippo a soli 23 anni - dice il padre - deve servire a salvare altre vite. Per questo ho fatto denuncia: se i chirurghi avessero potuto intervenire al Santo Stefano anziché trasferire mio figlio a Caltanissetta, lui si sarebbe salvato».
Con Giovanni Li Gambi, tutto il paese è in rivolta per non permettere che l’ospedale chiuda i battenti, secondo il piano di riorganizzazione della sanità siciliana che al momento ha previsto solo tagli. Ieri mattina a Mazzarino i negozi sono rimasti con le saracinesche abbassate in segno di protesta, una decina di persone si sono incatenate di fronte all’ospedale e un sit-in ha paralizzato la strada Caltanissetta-Gela. Auto e camion sono stati messi di traverso per bloccare il traffico. Tre abitanti di Mazzarino, gli stessi che due giorni fa si erano incatenati per invocare che il nosocomio cittadino non venga declassato, hanno iniziato uno sciopero della fame.
In serata è stato l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Russo, a gettare acqua sul fuoco: «Sono molto amareggiato la morte di un giovane in seguito a un incidente stradale non può essere utilizzata per indegne strumentalizzazioni. Quella di Mazzarino è una protesta gravissima perché vengono raccontate agli abitanti cose non vere. È da irresponsabili sobillare i cittadini, dicendo o facendo credere cose che non corrispondono alla realtà. L’ospedale Santo Stefano di Mazzarino non è mai stato chiuso, ma in ogni caso, con i suoi 32 posti letto, non è una struttura adeguata a trattare casi di tale complessità e non certo per effetto dell’ultima rimodulazione della rete ospedaliera, che peraltro è ancora da attuare».
Intanto la magistratura ha aperto un’inchiesta che si aggiunge a quella dell’assessorato alla Sanità per «verificare se siano state seguite tutte le corrette procedure e se il successivo trasferimento all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta è avvenuto con la tempestività necessaria». Il presidente della commissione d’inchiesta del Senato sul servizio sanitario, Ignazio Marino, ha disposto l’acquisizione di tutti gli elementi attraverso il nucleo operativo dei Nas, annunciando un’ispezione presso l’ospedale di Mazzarino.
Se la sanità in Sicilia è nell’occhio del ciclone, la provincia di Caltanisetta è quella che detiene i record negativi. A meno di venti chilometri da Mazzarino, c’è un’altra polveriera che è già esplosa. È quella del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Suor Cecilia Basarocco di Niscemi, occupato da trenta gestanti che protestano contro la chiusura dell’unità, avvenuta il 19 luglio scorso, perché i medici erano in ferie. Le puerpere sul piede di guerra sono state sin troppo chiare: hanno detto che continueranno la loro battaglia a tempo indeterminato, fino a quando non avranno certezze sulla totale riapertura del reparto maternità che ieri ha ripreso a funzionare, ma solo come day hospital. Sbotta intanto il governatore della Sicilia Raffaeale Lombardo: «Un sistema sanitario in cui i reparti chiudono per ferie - ha detto - deve essere smontato e rimontato daccapo. Ed è proprio quello che stiamo facendo. Ma dinanzi a certi episodi lo sconcerto è inevitabile. Faremo di tutto per identificare e perseguire duramente responsabili e responsabilità.

Nei prossimi giorni sarò a Mazzarino per incontrare gli amministratori locali e i cittadini. L’obiettivo della recente riforma sanitaria è quello di limitare gli sprechi, tagliando i servizi inutili e destinare risorse umane e finanziarie al potenziamento dei servizi essenziali».

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