Passera vuole aprire il portafoglio ma il vero ostacolo si chiama Grilli

Regole complicate, fondi inutilizzati È tensione tra Sviluppo ed Economia

A desso è il momento della pace e della concordia. Al massimo, nelle stanze di Palazzo Chigi e dei ministeri c'è chi si concede il gioco del «di chi è merito». Perché il recepimento della direttiva europea sui pagamenti è in dirittura di arrivo, con molti padri. Dal governo si sottolinea come il tutto sia avvenuto con l'accordo dei ministri, compresi Corrado Passera e Vittorio Grilli. E, sottinteso, la benedizione del premier Mario Monti. Nessuno se la sente di rovinare il clima positivo e ricordare gli scontri dei mesi scorsi. Seppellita l'ascia che negli ultimi mesi era stata brandita più volte in particolare da due ministri, secondo lo schema classico: il responsabile dello Sviluppo chiede il rispetto degli impegni con le imprese e il responsabile dell'Economia chiude i cordoni della borsa.
È successo nella primavera scorsa quando dovevano essere definiti i decreti per ridurre i debiti della pubblica amministrazione nei confronti dei privati. Mille rinvii, su un tema che per il ministro dello Sviluppo rappresenta un punto d'onore e un impegno preciso con le aziende, e poi il varo, con una trappola. L'esclusione dalla restituzione dei soldi, delle regioni in rosso. Deroga che è stata superata successivamente, anche in questo caso dopo le schermaglie di rito tra i dicasteri di via Veneto e via XX settembre.
Ma i motivi di attrito, e questa è la novità, non sono scomparsi del tutto. La vicenda dello stock del debito, quello che le pubbliche amministrazioni nei confronti dei privati, non è chiusa. Nonostante gli annunci e gli accordi sottoscritti in pompa magna e i decreti non è stata risolta. Le regole individuate dal governo per sono farraginose, ci sono mille ostacoli per le aziende che vogliono farsi certificare i crediti. Le amministrazioni indebitate, si racconta, scoraggiano gli imprenditori che si vogliono avvalere delle nuove regole.
La recente uscita di Grilli sui soldi stanziati, ma non utilizzati dalle imprese, sono la punta dell'iceberg di quello che sta succedendo nel governo, da quanto le aziende si stanno facendo sentire. Dei 6,7 miliardi di euro stanziati per ridurre i debiti della pubblica amministrazione - questa in sintesi la tesi di Grilli - ben 1,4 miliardi di euro non sono stati richiesti dalle imprese.
Risposta implicita alle aziende che continuano a dire che ben poco è stato restituito e che lo stock del debito sta aumentando. Cento miliardi secondo il leader delle Pmi di Viale dell'Astronomia Vincenzo Boccia, che ha anche risposto a Grilli sul residuo non utilizzato: «Gli 1,4 miliardi si riferiscono in realtà alla quota disponibile per lo scambio con i titoli di Stato, che non danno liquidità». Clima teso, nonostante la direttiva Ue.
E questo scenario di leggi che non risolvono e annunci disattesi, preoccupa di nuovo il ministero dello Sviluppo guidato da Corrado Passera. In fondo, gli interessi dei due dicasteri sono opposti. Passera vuole dare liquidità alle imprese, Grilli, frena.
Anche perché i pagamenti della pubblica amministrazione non effettuati non rientrano nel conteggio del debito pubblico, nemmeno se sono già stati stanziati.
Negli ambienti governativi, c'è chi comincia a chiedersi se finirà così anche con la direttiva europea.

Cioè se anche il rispetto dei pagamenti futuri, resterà lettera morta.
Le amministrazioni pubbliche continueranno ad autorizzare acquisti che non si possono permettere, e il governo chiuderà un occhio se non pagheranno.

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