Il Pd ha un senso solo se vince Renzi

Matteo Renzi è il primo possibile leader del centrosinistra che ci piace. La sua candidatu­ra rivoluziona le logiche viste e vissute negli ul­timi vent’anni

Il Pd ha un senso solo se vince Renzi

Matteo Renzi è il primo possibile leader del centrosinistra che ci piace. La sua candidatu­ra rivoluziona le logiche viste e vissute negli ul­timi vent’anni. Questo permette di ragionare in maniera nuova e diversa, questo ci spinge a fare ciò che mai abbiamo fatto finora: un en­dorsement per le primarie del Pd. Perché stavolta non sono tutti uguali. Noi, domani, stiamo con Renzi. Scegliamo lui contro Bersani, Vendola, Puppato e Tabacci. Sceglia­mo qualcosa che non c’era e che ades­so c’è: un personaggio in grado di scar­dinare vecchie ruggini e vecchie sco­rie.

Se ragionassimo con la cieca oppor­tunità politica faremmo esattamente il contrario. Strizzeremmo, cioè, l’oc­chio a Bersani, perché diciamolo: è l’avversario con il quale un candidato di centrodestra avrebbe gioco più faci­le. Partirebbe ultra svantaggiato e i son­daggi lo dicono chiaramente, ma con­tro il segretario Pd la partita sarebbe meno impossibile. Renzi è più difficile da battere per il semplice fatto che at­trae un’area moderata che Bersani non attrae.

Ecco, sapete che c’è? Chissenefrega dell’opportunismo. Scegliamo Renzi perché è un uomo nuovo: è il primo ve­ro leader totalmente post-comunista, è l’unico a indicare al Pd la strada della socialdemocrazia liberale che in Euro­pa e negli Stati Uniti c’è da sempre e che da noi non c’è mai stata. Noi vor­remmo che vincesse lui, domani. Per­ché Renzi garantisce la possibilità di avere un dialogo vero, nuovo, reale. Parla di temi, non di inchieste giudizia­rie. Parla di prospettive, non rinfaccia il berlusconismo. È avanti e non per ra­gioni anagrafiche. Al netto delle esage­razioni e di qualche errore, la rottama­zione che propone è l’istanza di un gio­vane, ma soprattutto un’idea di politi­ca diversa: ha sconfitto il pregiudizio e non ha la cultura dell’inciucio come unica alternativa alla rivalità. Una parte delle sue proposte non ci convince.

Ma di cose condivisibili ce ne sono molte: la semplificazione fi­scale per le imprese, l’inversione del paradigma classico della sinistra per il quale il lavoratore ha più diritti del da­tore di lavoro, il divorzio breve. La for­za del suo programma sta nello spirito liberale e nell’essere studiato con il buonsenso di chi non pensa di poter ri­solvere i problemi del mondo come s’illude di fare Vendola.Il sindaco di Fi­renze ha avuto la tenacia di resistere al­l’assalto pazzesco subito dall’esta­blishment del suo partito. Hanno cer­cato di abbatterlo, di screditarlo, di de­legittimarlo, di renderlo costume anzi­ché politica. Gli attacchi subiti sono stati solo personali. Vi sembra norma­le? Lui ha rimbalzato tutto e ha mobili­tato la gente come pochi. Ha costretto il Pd a scendere sul suo terreno, a mi­surarsi, l’ha obbligato a usare le trup­pe cammellate per sconfiggerlo.

Forse non vincerà (così dicono tutti i sondag­gi), ma l’Italia ha trovato un leader.Per il presente, non solo per il futuro. Da domani, comunque vada, bisognerà fare i conti con Renzi e capire che idea ha del Paese. Con lui se ne può parlare.

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