Chi ha paura del voto segreto sulla decadenza di Silvio Berlusconi? Quelli che temono i dardi nella schiena dei franchi tiratori? O semplicemente chi sente il bisogno di dimostrare al Paese di essere un vero «antiberlusconiano» anche se (anzi proprio perché) fino ad ora è stato seduto accanto all'ex premier in Parlamento nella stessa maggioranza? Alla richiesta di voto palese avanzata all'inizio in solitaria dal Movimento 5 Stelle si sono aggiunti anche il Pd, con riserva, e la Lega.
A tutti quelli che chiedono a gran voce di cambiare le regole il presidente del Senato Pietro Grasso (Pd), ricorda che quelle regole invece vanno rispettate. «Non è previsto il voto palese. Quando si vota per una persona, il voto è segreto - dice Grasso - Mi pareva fosse stata raggiunta una concordia ma invece se ogni giorno qualcuno accende un fuoco e tocca sempre a me fare il pompiere. Normalmente si stabilisce come andare avanti con un accordo tra le forze politiche».
Ma proprio tra quelli che chiedono a gran voce che si voti mostrando la propria faccia è probabile che molti siano mossi dalla, questa sì davvero segreta, speranza che l'aula non arrivi al voto palese. Ipotesi non peregrina avvalorata dall'inevitabile presa di posizione di Grasso che chiede semplicemente il rispetto del regolamento di Palazzo Madama, articolo 113: «Sono effettuate a scrutinio segreto le votazioni comunque riguardanti persone e le elezioni mediante schede».
Certo, il regolamento può essere modificato, come chiede il grillino Nicola Morra, che depositerà la richiesta martedì. Ma la modifica richiede una procedura, va calendarizzata e votata, e oltretutto per ottenere il via libera ha bisogno della maggioranza assoluta. Insomma grazie alla richiesta di modifica del regolamento si rischia di provocare un ulteriore slittamento nei tempi del voto di decadenza. Ovvero esattamente il contrario di quello che almeno apparentemente reclamano a gran voce i grillini. Ingenuità o ignoranza? Morra rivela pure che il senatore del Pd, Corradino Mineo, gli avrebbe chiesto un paio di giorni fa di «fare casino» sulla decadenza di Berlusconi perché il Pd «è sprovvisto di linea politica».
Il contrario di quello che sostiene in pubblico il senatore Pd, Nicola Latorre: «Sono assolutamente tranquillo, il partito democratico è compatto». E proprio sulla questione della decadenza ieri si è consumato un scontro tra il presidente dei senatori Pdl, Renato Schifani e Latorre che si sono confrontati alla festa Udc a Chianciano. Latorre ha ribadito che Berlusconi dovrebbe dimettersi prima del voto del Senato. A pensare male si potrebbe ipotizzare che tema un voto poco compatto del Pd. Dura la reazione di Schifani che accusa il Pd di «soffiare sul fuoco» per accelerare la crisi. E sulla richiesta di modifica da parte del M5S Schifani dice «no a tentativi di blitz sul voto segreto», osservando che proprio sulla decadenza di Berlusconi «sinora la prassi è stata ampiamente violata, le regole procedurali per fortuna no. Il Pdl farà da argine a qualsiasi forzatura delle regole ». Schifani si augura che non si cominci a violare il regolamento proprio su una questione così delicata, un comportamento che, dice, «suonerebbe come una vera e propria provocazione.
La necessità di rispettare il regolamento sostenuta nel Pd dal presidente Grasso viene confermata anche dal capogruppo Pd Luigi Zanda anche se, precisa, «il nostro desiderio è che ci sia il voto palese». Ma «se il presidente del Senato indicherà il voto segreto, previsto dal regolamento, il Pd si atterrà», conclude.
E tocca infine al segretario del
Pd, Gugliemo Epifani, ribadire che non teme brutte sorprese conseguenti al voto segreto. «Palese o segreto, vanno entrambi bene - assicura Epifani - il nostro voto non cambierà, voteremo secondo legge e secondo coscienza».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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