Pdl, Alfano tenta il blitz ma Berlusconi lo blocca: "Sulle liste decido io..."

L'ex premier irritato dall’articolo sul Foglio: raffica di telefonate e riunioni convulse. Oggi ufficio di presidenza del Pdl: il rischio spaccatura agita il partito

Pdl, Alfano tenta il blitz ma Berlusconi lo blocca: "Sulle liste decido io..."

Per usare un’immagine cara al Cavaliere, «doveva essere un purosangue e ne è uscito un ippopotamo». Già, perché quella che secondo Berlusconi è la sorte riservata ai decreti legge dopo il vaglio del Parlamento rischia d’essere anche il destino dell’ufficio di presidenza del Pdl in programma oggi. Un appuntamento che ieri mattina era carico d’aspettative, tanto che c’era chi teorizzava un vero e proprio redde rationamen tra Alfano e il Cavaliere sul futuro del partito o chi annunciava improbabili mozioni per togliere l’appoggio al governo Monti. Una sorta di giorno del giudizio universale che desse corso alla lettera di fuoco di Schifani.
Passano le ore e gli entusiasmi si vanno spegnendo. Specularmente al crescere dell’irritazione di un Berlusconi che pare non abbia per nulla gradito il pressing arrivato ieri da via dell’Umiltà affinché deputati e senatori si esprimessero pubblicamente a favore del presidente del Senato. Una valanga di apprezzamenti, compreso quello di Alfano che definisce le sue parole «dolorose ma vere». Un fiume di comunicati che invade le agenzie di stampa, almeno fino alle sei di sera. Poi più nulla. E non per caso. La giornata scorre così, tra contatti telefonici, riunioni a via dell’Umiltà e ambasciatori a Palazzo Grazioli. E quando nel primo pomeriggio Verdini incontra Berlusconi, l’ex premier non ci gira intorno: «Le liste civiche? Sai bene che ci sto pensando da tempo. E certo non è una possibilità che mi voglio precludere. Punto». Il messaggio è chiaro. Se durante l’ufficio di presidenza del Pdl qualcuno pensa che il Cavaliere giuri e spergiuri di non farle si illude. Come s’illude chi pensa che oggi possa andare in scena un «regicidio», visto che c’è chi è arrivato a teorizzare che il Cavaliere dovrebbe fare formalmente un passo indietro. D’altra parte Berlusconi l’aveva detto anche mercoledì sera ad Alfano, in un faccia a faccia finito a notte inoltrata: il Pdl resterà il centro di gravità ma non escludo di fare delle liste civiche di supporto, magari per intercettare parte dell’astensionismo.
Soluzione compromesso, dunque. O «ippopotamo». Perché nonostante le richieste pressanti di quasi tutti i vertici del partito per un intervento «forte» il segretario non dovrebbe andare oltre quanto già detto giovedì pomeriggio: no a fare uno spezzatino del Pdl che deve rimanere il nostro core business, ma va bene a liste civiche che si affianchino a noi purché non direttamente riconducibili al presidente. Alfano punterà poi sulla proposta semipresidenzialista che, dopo il sostegno del Fli, in Senato potrebbe davvero avere i numeri (al netto di quella parte del Pd a cui non dispiace affatto). Senza tralasciare il rapporto con il governo, uno degli elementi di forte conflittualità all’interna del partito. Al punto che alcuni di quelli a cui ieri è stata sollecitata la dichiarazione pro Schifani si sono rifiutati proprio perché nella sua chiusa il presidente del Senato elogiava «l’abnegazione» con cui sta lavorando Monti.
Tutti ragionamenti che dovrebbero finire nero su bianco in un documento che, a ieri sera, si auspicava unitario e con anche la firma del Cavaliere. Che non dovrebbe avere troppi problemi a sottoscrivere qualcosa che lo lascia comunque libero di continuare a ragionare sulla confederazione e sulle liste civiche. Ma dall’ufficio di presidenza potrebbero uscir fuori anche la convocazione del congresso nazionale del partito o la decisione di indire per settembre le primarie per la leadership del Pdl. Due questioni di cui ieri Berlusconi (notoriamente scettico in proposito) e Alfano hanno discusso fino a sera. Quel che invece è probabile - almeno che nello sfogatoio non si accenda qualche miccia fuori controllo - è che restino delusi un po’ tutti.

Da chi sperava in una presa di posizione più netta del Pdl rispetto al Cav, a chi - come l’ex ministro Galan - auspicava un Berlusconi «protagonista», magari «pronto ad annunciare il superamento del Pdl per fare qualcosa di diverso e nuovo che recuperi lo spirito liberale del ’94».

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